La legge del "nudge" non funziona
Una serie di “bonus al buio” suggerisce che le mance sono la priorità
L’ultimo giorno di lavoro per la commissione Bilancio sul testo della manovra che oggi dovrebbe arrivare al Senato ha portato all’introduzione di alcune novità che, però, sembrano “bonus al buio”. Interventi che dal punto di vista comunicativo hanno un valore, ma che in termini di sviluppo rischiano di non produrre alcun effetto o i cui effetti non sono automaticamente positivi. Come ha notato l’economista Francesco Giavazzi sul Corriere di lunedì (“Priorità, non mance”) si deve evitare la tattica di “blandire questa o quella categoria elargendo agevolazioni o confermando privilegi stratificati nel tempo” il che “può essere utile a confermare il proprio consenso, di certo non ad allargarlo”.
Nello specifico gli emendamenti in questione riguardano il bonus bebé esteso in chiave strutturale ma ridotto nell’ammontare (da 960 a 480 euro l’anno) con copertura assicurata per un triennio. Lo avevamo già scritto lo scorso 3 novembre: “Il nudge non funziona in demografia”. Mettere al mondo un figlio è un fatto di cultura. Un altro emendamento prevede l’introduzione di un voucher da 250 euro per l’attivazione di servizi di connettività in fibra: indica una direzione chiara ma rischia di generare comportamenti opportunistici da parte degli operatori e distorsivi del mercato, senza benefici per gli utenti. L’ultimo emendamento pesca nel bacino del popolo del “risparmio tradito”: un fondo di ristoro da 50 milioni per il 2018-2019 per i clienti degli istituti di credito che hanno perso i loro risparmi. Le chiamano “vittime”, ma sono investitori ai quali al massimo nessuno ha spiegato che più alto è il guadagno maggiore è il rischio – e fino a quando hanno potuto hanno guadagnato. In questo caso, il “nudge” è diseducativo: se perdi lo stato (elettorale) ti fa vincere comunque.