Draghi non si toglie l'abito da “colomba” prima della pausa natalizia
Nell’ultimo vertice dell’anno la Bce non decide nulla ma conferma “l’espansione” (non più solo “ripresa”) dell’Eurozona senza dettagli sul ritiro del Qe
Roma. Nessuno si aspettava che la Banca centrale europea prendesse decisioni rilevanti nell’ultimo Consiglio direttivo dell’anno, e così è stato. Non ci sono stati cambiamenti di linguaggio relativamente alla riduzione del programma di acquisto di titoli pubblici e privati, il Quantitative easing, né sono state discusse dal Consiglio le modalità esatte in cui ciò potrà avvenire, in particolare le tempistiche.
Mentre la Bce ha rivisto al rialzo le stime di crescita dell’Eurozona – più 2,4 per cento nel 2017 contro il 2,2 per cento previsto in precedenza –, delle aspettative di inflazione – per la prima volta stimata al 1,7 per cento al 2020 – e ha cambiato linguaggio sulle caratteristiche del miglioramento del ciclo – nel comunicato si parla di “espansione economica” e non più di “ripresa” – ha comunque confermato che la postura dell’Eurotower è che la politica monetaria resti accomodante e “open-ended” cioè senza una conclusione predeterminata.
La Bce conferma dunque che, come deciso a settembre, a partire da gennaio dell’anno prossimo intende continuare il programma di acquisto titoli con un ammontare dimezzato rispetto a prima (30 miliardi di euro al mese) almeno fino a settembre 2018 o oltre se sarà necessario.
“E’ piuttosto prematuro per parlare di cambiare il nostro supporto monetario, anche se alla luce della attuale espansione la nostra fiducia sulla convergenza dell'inflazione verso i nostri obiettivi è certamente superiore a quella di due mesi fa”, ha detto Draghi in conferenza stampa. Riguardo l’aumento delle aspettative di inflazione ha detto che “il nostro obiettivo è vicino ma sotto il 2 per cento, ma questo riguarda il medio periodo quindi l'indice può anche andare brevemente sopra e poi rientrare: noi guardiamo al medio termine. E la dinamica di inflazione deve essere in grado di autosostenersi”, senza cioè gli stimoli della Bce.
La Federal Reserve invece mercoledì ha fatto quello che aveva detto, e ha alzato i tassi di un quarto di punto e probabilmente continuerà la stretta con tre rialzi nell’arco del prossimo anno. “La ripresa economica dell'Eurozona al momento è più forte di quella americana”. ha detto Draghi, sottolineando però che “la ripresa negli Stati Uniti è in una fase più avanzata”. Commentando la decisione della Fed di alzare i tassi ieri, Draghi ha aggiunto che “la differenza nella politica monetaria e quindi dei tassi d'interesse” tra Eurozona e Stati Uniti “rispecchia le diverse posizioni dei due blocchi rispetto alla ripresa economica”.