Scandaloso degrado degli "scandali" bancari
Dalla grande bolla Montepaschi al caso Etruria-Boschi che non esiste
C’è un sostanziale degrado nella montatura politico-mediatica degli “scandaloni” bancari. Quello del Montepaschi si è dimostrato una bolla nell’arco di cinque anni, ma il profilo era complesso. Ora dopo le dichiarazioni del presidente di Consob, Giuseppe Vegas, alla commissione di inchiesta sulle banche, si tornano a chiedere le dimissioni del sottosegretario Maria Elena Boschi: è accusata di aver fatto pressioni per aiutare Banca Etruria, la banca della sua città, dove il padre è stato membro del cda. Vegas ha detto di averla incontrata tre volte: in un incontro Boschi ha comunicato che il padre sarebbe diventato vicepresidente di Etruria; nel secondo ha esposto “preoccupazioni” le ricadute di una fusione con Pop. di Vicenza ma – ha aggiunto Vegas – “non c’è stata alcuna pressione”. Inoltre se Boschi cercava favori ha sbagliato posto: era Bankitalia ad avere in mano le sorti di Etruria – peraltro commissariata nel 2015 col placet del governo Renzi – e Consob non era competente sulle aggregazioni. Quanto alle “preoccupazioni” erano diffuse ad Arezzo dopo che la stampa riferì di un’Opa di Vicenza su Etruria. Il motivo è semplice: il timore è che con l’incorporazione della banca toscana – non una fusione tra pari – il distretto orafo aretino avrebbe sofferto rispetto al rivale distretto orafo vicentino. E’ legittimo per un politico “preoccuparsi” di un settore chiave della sua città? Non si capisce poi quando Boschi abbia mentito sul fatto di essersi o meno occupata di Etruria: davanti al Parlamento, che respinse una mozione di sfiducia nei suoi confronti, non menzionò la questione. Ricordò di non avere ricevuto né chiesto favoritismi. Se c’è una colpa è non aver rivendicato il diritto di un politico a occuparsi di banche, soprattutto quelle che si trovano nel suo territorio.