Il brivido (pubblico) di Emiliano
La tattica del litigio colpisce l’Ilva, i contribuenti e il progresso nazionale
Forse Michele Emiliano soffre di nostalgia per la siderurgia pubblica stile metà Novecento: politici nazionali, locali e alti prelati potevano influire sull’allora giovane acciaieria di Taranto. Il presidente della Regione Puglia vuole rivivere quel brivido (pubblico), facendo però venire i brividi ai contribuenti e ai suoi conterranei che in migliaia lavorano in Ilva. Emiliano non vuole sedersi al tavolo delle comparse, quello degli enti locali, ma a quello dei protagonisti, dove ArcelorMittal, governo e sindacati concordano la politica industriale del siderurgico. Pretesa lunare. Il Land della Bassa Sassonia conta nelle decisioni Volkswagen perché è un socio rilevante. Quali pretese può avanzare la Puglia sulla strategia di ArcelorMittal? Siccome a un “vengo anch’io!” s’è sentito rispondere “no, tu no!” dal ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, Emiliano ha reiterato la minaccia di non ritirare un ricorso al Tar contro il nuovo piano ambientale dell’Ilva col rischio, se sarà accolto il 9 gennaio, di far fuggire 2,2 miliardi di euro di investimenti e soprattutto di condannare l’Ilva alla chiusura. In oltre cinque anni, lo stato ha gettato nella fornace 16 miliardi, Calenda non vuole aumentare il fardello. Dopo essere stato fiero No Tap Emiliano ora è anche un No Steel. Peggiorerà. Le regioni hanno infatti negato ai cittadini l’opportunità di confrontarsi con lo stato su infrastrutture energetiche attraverso lo strumento partecipativo del dibattito pubblico. Staffetta Quotidiana ha scritto a proposito che “litigare conviene troppo per smettere” perché sul conflitto si “costruiscono carriere politiche facili e per il resto prive di contenuto programmatico”. Sarà sempre possibile inveire contro “opere calate dall’alto”. Così era etichettata pure dell’Italsider a Taranto… negli Anni Sessanta.