In economia si vota il 10 aprile
I partiti promettono spesa, ma la presentazione del Def non dà tempo né spazio
Mentre si avvicina la campagna elettorale i programmi economici dei partiti sono ancora involuti e si sostanziano in promesse elettorali di difficile realizzazione visti i vincoli di bilancio. L’impossibilità di fuggire dalla realtà di una riduzione dell’allentamento monetario della Banca centrale europea costringerà poi la politica nazionale alla responsabilità istituzionale per piazzare i titoli di stato. E’ già difficile fare in modo che le cose restino come stanno, senza strafare. In aprile probabilmente si dovrà fare una manovra correttiva e poi ci sono circa 12 miliardi di euro da trovare per sterilizzare le clausole di salvaguardia che scattano l’anno prossimo. E inoltre entro il 10 aprile, ovvero un mese dopo le elezioni, un lampo, il prossimo governo dovrà presentare il Documento di economia e finanza (Def) per la manovra futura. I rappresentanti dei partiti possono promettere quello che vogliono ma dovranno rimangiarselo cercando una mediazione con la realtà, sia perché l’esecutivo sarà forgiato da alleanze sia perché dovranno essere rispettati obiettivi e vincoli di spesa. Pur non essendo esaltante ai fini della competizione elettorale, come ha notato l’economista Riccardo Gallo ieri a “Radio Anch’io”, ciò che è assente nei programmi dei partiti è il quadro macroeconomico generale: il livello del deficit/pil, della spesa, della tassazione e del debito. C’è un calcolo politico comprensibile, ovviamente, in quello che i partiti dicono a proposito prima del voto. Ma il problema rilevante è che il giorno dopo le elezioni l’esecutivo dovrà dare cifre precise. Invece che dare i numeri, è preferibile avere le idee chiare fin da oggi. Senza aspettare.