La sana ambizione capitalistica di Musk
Il fondatore di Tesla lega il suo stipendio a risultati stellari per l’azienda
Elon Musk, fondatore e ceo di Tesla, ha fatto una scommessa con la sua azienda e con se stesso. Nei prossimi dieci anni, ha deciso Musk, il valore di mercato di Tesla deve aumentare di 50 miliardi di dollari all’anno. Tesla, che oggi vale 59 miliardi di dollari, deve arrivare a valerne 650 alla fine del 2028 (è più o meno il valore di mercato di Amazon). Se questo avverrà, Musk, che sarà pagato in azioni, otterrà un compenso monstre di 55 miliardi di dollari. Ma se Tesla non raggiungerà l’obiettivo, il fondatore porterà a casa zero dollari, niente di niente. Il piano di retribuzione è ancora più complesso di così, perché gli obiettivi che Tesla dovrà raggiungere sono divisi in 12 scaglioni: se Musk ne manca uno, perde soldi. Elon Musk è forse l’ultimo tecnocrate della Silicon Valley a potersi permettere questo tipo di hybris. Mentre Facebook si cosparge il capo di cenere per la questione delle fake news, Apple è in difficoltà e Amazon è al centro delle critiche, i progetti futuristici di Musk (macchine elettriche, razzi spaziali, autostrade sotterranee) ci riportano ai tempi in cui la Silicon Valley era una fabbrica di meraviglie e non di prodotti controversi ed eticamente discutibili. Scommettere sul proprio stipendio in quest’epoca in cui la retorica neopauperista va per la maggiore sembra una mossa un po’ grillina, ma è l’esatto contrario: sana ambizione capitalistica e sicurezza nei propri mezzi. In caso di insuccesso Musk guadagnerà zero dollari, ma se riuscisse nell’impresa diventerebbe senza vergogne uno degli uomini più ricchi del mondo, alla faccia delle lamentele sugli stipendi d’oro.