Lezioni tedesche dalla commissione banche
Validi input da cogliere oltre le polemiche sulla relazione conclusiva
Si ricavano utili lezioni tedesche dall’esito della commissione d’inchiesta Bicamerale sulle crisi bancarie. Ha fatto sensazione che la relazione conclusiva non sia stata votata all’unanimità ma a maggioranza, con le opposizioni che ne hanno presentate altre alternative. In realtà non è un dato negativo in sé. In Germania è pacifico che quando ci sono commissioni parlamentari di inchiesta, in casi meno numerosi che in Italia, vengano presentate due relazioni, una d’opposizione e una di governo, per poi trovare una sintesi. La relazione insiste sulle carenze di Consob e Banca d’Italia nella vigilanza sul settore bancario e se da un lato scopre l’acqua calda (“carenze nella collaborazione”), dall’altro, vengono esplorati i correttivi.
Scartata l’idea di creare un’autorità delle autorità con il potere di infliggere sanzioni, la più interessante è quella di riformare l’attuale modello di vigilanza “per finalità”, per cui Consob controlla i mercati e Bankitalia la stabilità – con alcune intersezioni foriere di patologiche gelosie informative tra l’una e l’altra – verso una vigilanza unica su modello tedesco. “Un’alternativa da valutare potrebbe essere un approfondimento della soluzione tedesca”. In Germania Bundesbank e Bafin condividono informazioni rilevanti con reciproci accessi ai database, compartecipano ai processi decisionali (un rappresentante di Bundesbank siede alle riunioni Bafin sulle banche), e c’è un organo di coordinamento (Forum für Finanzmarktaufsicht) partecipato delle Autorità e dal ministero delle Finanze. Tale modello risolverebbe il guaio delle mancate comunicazioni. Il tema però è solo accennato nella relazione: così il contributo che la commissione ha dato a una campagna elettorale gridata risulta molto maggiore del contributo fattuale. Peccato.