Numeri da risveglio bancario europeo
Le banche lavorano meno per i regolatori e più per i soci. Stella Unicredit
L’industria bancaria europea ha mostrato una vitalità notevole nel 2017 e sta cominciando a lavorare più per i soci e i clienti e meno per i regolatori, ai quali va riconosciuto il merito di avere disciplinato il settore, pure in modo drastico, con requisiti stringenti e verifiche puntigliose dei piani di recupero, realizzati in primis riducendo i costi. Banche italiane, francesi, spagnole hanno riportato risultati migliori delle attese. In Italia l’indice Ftse Banche ha guadagnato il 37,12 per cento in un anno e le elezioni avranno un peso relativo sui titoli. Unicredit è la stella d’Europa: dopo un aumento di capitale da 13 miliardi con il ceo Jean Pierre Mustier è passata dal “rosso” al “nero” con profitti per 5,5 miliardi e ha ripristinato il dividendo ai soci. Intesa Sanpaolo ha una solida crescita dell’utile (più 3,8 miliardi su anno), imputabile alle attività di gestione del risparmio e assicurativa, e una politica di dividendi sempre generosa. I fondamentali delle due maggiori banche – diverse per stazza e rischio – sono più allineati con il recupero di Unicredit. Montepaschi controllata dallo stato è in perdita ma ha ridotto le sofferenze e invertito l’emorragia di depositi e conti correnti (più 11 miliardi sul 2016). A un anno dalla fusione Banco Bpm è in utile e ambisce a una pulizia più aggressiva dei crediti deteriorati per evitare appunti dalla Bce. L’Italia ha ridotto di oltre un quarto il totale di Npl. Un punto fosco in Europa è la Germania: risultati in calo per Commerzbank e terzo bilancio consecutivo in rosso per Deutsche Bank. Grazie alla Vigilanza europea, in forze dal 2014, il problema degli Npl è ridimensionato. I derivati invece non sono stati messi sotto esame. I prossimi stress test dovrebbero occuparsene così da contenere una fonte di rischio sistemico.