Bolloré prepara la resistenza in Tim
L’asse Italia-Elliott mette alle strette Vivendi. Ma sarà vera rappresaglia?
Raramente in Italia un investitore estero ha avuto l’accoglienza entusiastica riservata al fondo attivista Elliott Management in Telecom Italia (Tim). Il motivo è che l’arrivo del fondo americano, confermato all’indomani delle elezioni, ha l’obiettivo di contrastare un altro investitore, Vivendi di Vincent Bolloré che ha occupato i vertici della quinta compagnia telefonica europea in virtù di una partecipazione azionaria del 23,9 per cento. Gli interessi di Elliott coincidono con quelli a lungo inseguiti della politica – realizzare lo scorporo della rete Tim e fare entrare un attore pubblico in una società in cui far confluire l’asset – e con quelli di Silvio Berlusconi insidiato in Mediaset da Bolloré.
Elliott gode anche dell’appoggio dei fondi esteri che hanno il 58 per cento del capitale. Il primo obiettivo di Elliott era quello di scardinare il cda occupato da Vivendi. Ieri però i francesi hanno prodotto la prima contromossa facendo decadere il cda con le dimissioni di otto loro consiglieri di riferimento prima della conta all’assemblea in programma il 24 aprile. Si è dimesso anche il presidente di Tim e ad di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine, il bersaglio grosso di Elliott (l’ad Amos Genish resta in sella, piace anche ai soci esteri; le sue dimissioni sarebbero incredibili: nessuna telco cambia tre ceo in tre anni). E’ il primo scossone di un match in cui per ora Vivendi è difesa. In vista della prossima assemblea, fissata il 4 maggio, per rinnovare il cda l’escalation è imprevedibile. Dal lato italiano non stupirebbero fuochi d’artificio giudiziari. Dal lato francese il Gruppo Bolloré, che nel 2017 ha registrato utili in crescita del 59 per cento a 669 milioni, ha appena venduto la lucrosa casa di videogiochi Ubisoft per 2 miliardi. Una provvista di polvere da sparo per il bucaniere bretone. En garde!