L'Italia che cresce non piange
Vinitaly, Salone. Ecco perché al nord si sceglie Salvini e non l’assistenzialismo
A Verona e a Milano, nelle manifestazioni internazionali dedicate al vino e al design, rifulge l’Italia vincente, che nonostante tutto resiste e cresce. Dietro questi successi ci sono persone, imprenditori e lavoratori, che hanno saputo affrontare con successo le sfide della globalizzazione. I vignaioli di Valdobbiadene e i mobilieri della Brianza, per citare solo i casi più emblematici, sono in gran parte elettori della Lega. Sono per la crescita produttiva e per un sistema commerciale internazionale non ostruito dai protezionismi, combattono ogni giorno contro le lungaggini burocratiche e deprecano l’oppressione fiscale, ma lo fanno con fiducia nei loro mezzi: l’intelligenza e il lavoro. Siccome lavorano molto vorrebbero andare in pensione prima della vecchiaia e forse per questo deprecano la legge Fornero, ma di sicuro non credono che si debba dare la pensione ai diciottenni chiamandola reddito di cittadinanza.
E’ questa base produttiva e produttivista il vero ostacolo per un’intesa tra la Lega e i 5 stelle. L’assistenzialismo propugnato dai grillini può convincere le popolazioni che hanno una forte difficoltà occupazionale, ma gli espositori delle rassegne veronese e milanese sanno benissimo che quell’assistenza finirebbe col gravare sulle loro tasse. Matteo Salvini ha superato i confini del nord, il che di per sé è lodevole, ma non può accodarsi al piagnisteo del nuovo meridionalismo assistenzialista. Può darsi che con qualche artificio linguistico possa mettere insieme un programma concordato con Luigi Di Maio, ma poi, quando si tratterà di passare ai fatti, l’incompatibilità degli interessi rappresentati dai due finirebbe col pesare di più della presunta convenienza politica.vinit