Il no di Mattarella non basta
Un’idea distorta di “risparmio” e il ritorno di Frankenstein allarmano i mercati
I mercati, lo spread, le banche, l’euro: nella campagna di Matteo Salvini sono i poteri che terrebbero gli italiani “alla catena”. Su questo il capo della Lega sta superando i 5 stelle, benché rappresenti l’area del paese che sui mercati (e sull’euro) basa la prosperità. Ma che cosa sono in realtà i mercati? Semplice: ciò che determina l’aumento o la riduzione della ricchezza privata, che per gli italiani è, pro capite, terza al mondo dopo Australia e Belgio. Al contrario l’Italia ha il terzo debito pubblico dopo Giappone e Grecia. E il 22esimo indebitamento privato (mutui e prestiti) di famiglie e imprese, dietro a tutte le maggiori economie. I mercati e la valuta che li denomina, nella retorica sovranista starebbero impoverendo e rendendo schiavi gli italiani. Eppure quegli stessi mercati, nella crisi, hanno incrementato il portafoglio delle famiglie: nel 2017 il risparmio è aumentato dell’8,1 per cento, miglior dato dal 2001; il patrimonio finanziario al netto delle abitazioni supera i 4.200 miliardi. Merito anche del paracadute della Bce (“gli eurocrati”); e certo frutto della propensione a metter via soldi per tutelarsi da imprevisti. A tutto questo si riferiva Sergio Mattarella nel motivare la bocciatura di Paolo Savona come ministro anti euro del “governo del cambiamento”; di questo parlerà oggi il governatore della Banca d’Italia. Ma i populisti hanno del nostro risparmio una visione opposta. Il loro programma prevedeva rimborsi a pioggia per i “truffati dalle banche”, anche per azionisti e detentori di bond ad alto rischio. Poiché “stampiamoci la nostra moneta” sarà il leitmotiv elettorale, è bene capire per chi il risparmio è sacrificabile alla conquista del Palazzo. E anche perché, riavvicinandosi lo spettro di un nuovo Frankenstein, lo spread sta già risalendo.