Il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco (foto LaPresse)

Mercati nel caos in attesa del governo Cottarelli. Visco: “Non ci sono giustificazioni se non emotive”

Redazione

Lo spread supera quota 300, la Borsa perde oltre il 3 per cento. Il governatore della Banca d'Italia prova a ridimensionare il fenomeno

Luigi Di Maio e Matteo Salvini, ovviamente, gongolano. Mentre lo spread supera quota 300 il commento dei due è unanime: “Chiedete a Mattarella, evidentemente il problema non eravamo noi”. Sugli influssi che l'incertezza politica esercita sui mercati si sono scritti pagine e pagine della storia recente dell'Italia. Con i partiti che, a seconda delle convenienze, gridano al complotto o fanno finta di niente, attaccano le agenzie di rating o le esaltano, cavalcano la speculazione finanziaria o la stigmatizzano.

 

Fatto sta che a poco più di due giorni da quando Sergio Mattarella, per “preservare i risparmi degli italiani”, ha deciso di dire no alla nomina di Paolo Savona come ministro dell'Economia del governo Lega-M5s, nonostante l'incarico affidato a Carlo Cottarelli, i mercati sembrano letteralmente impazziti. E la Borsa di Milano perde, al momento, oltre il 3 per cento.

 

Una situazione difficile da ignorare. Tant'è che il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco, durante il suo intervento alla presentazione della Relazione annuale 2017, abbandona il testo scritto delle sue considerazioni finali e si concede un passaggio a braccio: “È grave quello che osserviamo oggi. Non ci sono giustificazioni per quanto sta accadendo sui mercati”.

 


 

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Qualcuno, in realtà, una spiegazione la dà. “La corsa dello spread - sottolinea l'ex ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni - si spiega con le tensioni di questi giorni e con l'incertezza politica”. Sulla stessa lunghezza d'onda anche il presidente di Open Fiber, Franco Bassanini: “La situazione di incertezza politica e il rischio di politiche che spingono all'uscita dall'area euro producono preoccupazione sui mercati. La situazione di incertezza politica produce questi effetti”.

 

Chissà se oggi pomeriggio qualcosa cambierà. Sergio Mattarella ha convocato Cottarelli al Quirinale per le 16.30. Il premier incaricato scioglierà al riserva e presenterà la lista dei ministri. Al dicastero dell'Economia siederà, a meno di sorprese dell'ultimo minuto, l'ex rettore della Bocconi, Guido Tabellini

 

La linea del governo che verrà, e che con molta probabilità non otterrà la fiducia delle Camere, la traccia ancora una volta Visco: “Il destino dell'Italia è quello dell'Europa. Siamo parte di una grande area economica profondamente integrata il cui sviluppo determina il nostro e allo stesso tempo ne dipende. L'Europa ha bisogno di rivedere gli strumenti esistenti e di crearne di nuovi, comuni, per affrontare gli shock economici in un contesto in cui quelli nazionali sono deboli o indisponibili. Dopo le riforme degli scorsi anni, ulteriori progressi sembrano al momento bloccati dalla preoccupazione per le vulnerabilità finanziarie, pubbliche e private e dalla sfiducia reciproca. Ma se l'Unione Europea e l'area dell'euro non hanno un governo comune, la sua lontananza non deve fiaccare la volontà di partecipare con vigore e da protagonisti al dialogo e agli approfondimenti dai quali dipende nei prossimi anni la prosperità dei cittadni europei”.

 

Certo, il governatore, pur riconoscendo la “grande fiducia nella forza dell'Italia”, non nasconde che il nostro paese deve colmare i propri “ritardi” sia sul piano economico che su quello civile. Nello specifico Visco boccia possibili “passi indietro” sulla riforma delle pensioni. “Interventi mirati, volti a ridurre specifiche rigidità - sottolinea -, sono possibili, alcuni sono già stati effettuati in passato, ma vanno sempre adeguatamente compensati in modo da assicurare l'equilibrio attuariale del sistema pensionistico. Nel modificare le regole di fondo che determinano le tendenze di lungo periodo della spesa pubblica va esercitata estrema prudenza. Nel lungo periodo il contenimento del disavanzo e del debito poggia in larga misura sulla capacità della finanza pubblica di fare fronte all'aumento della spesa sociale determinato dall'invecchiamento della popolazione, in particolare nella previdenza e nella sanità”.

 

Insomma, se si vuole accompagnare la crescita, per Visco la ricetta è già scritta: “Ridurre il debito e contemporaneamente utilizzare risorse pubbliche per la crescita è difficile ma non impossibile. I mezzi necessari vanno trovati con equilibrio e pazienza, tagliando le spese inutili e riconsiderando, semplificandola, la struttura complessiva dell'imposizione, senza pregiudizi nei confronti dell'aumento delle imposte meno distorsive”.