Il Bot alla Patria
L’idea di vendere i titoli italiani agli italiani è un’autarchica follia
Lady Spread è tornata a ballare a quota 250 punti, e come si sa c’è l’intervento calmieratore della Bce. Cause: instabilità politica della Germania e guerra dei dazi. Tra i paesi periferici della moneta unica l’Italia continua a soffrire questi fattori molto più di Portogallo e Spagna il cui debito costa meno ai contribuenti mentre abbassandosi i rendimenti dei titoli sale il valore nominale in tasca a chi li possiede. Come sempre lo spread si è riflesso sull’andamento in Borsa delle nostre banche che hanno in portafoglio 340 miliardi di Btp e Bot.
Però la retorica sovranista ha spinto Armando Siri, sottosegretario alle Infrastrutture e consigliere economico di Matteo Salvini, ad avanzare una proposta che gli appare come l’uovo di Colombo per finanziare, in deficit, le irrealizzabili promesse del governo: “Faremo in modo che le famiglie italiane tornino a riprendersi quella parte di debito, pari a 780 miliardi, collocata ad investitori stranieri, che sono quelli che fanno girare la giostra dello spread”. In altri termini, se gli stranieri scendono dalla giostra è giusto che ci salgano le famiglie italiane, e se poi cadono giù sarà stato bello sacrificarsi al nazionalpopulismo gialloverde. Il debito italiano è per meno di un terzo collocato all’estero, e solo per il 5 per cento fuori dall’euro. Questo rende i nostri Btp molto più sensibili ai problemi dell’Europa rispetto a Francia e Germania (e perfino alla Grecia) il cui debito è finanziato da extraeuropei per il 22,4 ed il 32,3 per cento. Il problema è convincere gli investitori mondiali a puntare sull’Italia, non il contrario. Ma Siri afferma che si “farà in modo” che questo rischio, che pare destinato ad aumentare, se lo prendano le famiglie, “con titoli a loro riservati”. Arriva dunque il momento di donare l’oro (o il Bot) alla Patria?