Attendisti diversi
La cautela di Draghi e la speranza della Fiom la dicono tutta sulla Gigi economy
Si osservano due visioni agli antipodi in merito alle aspettative verso il governo gialloverde. Da un lato c’è il “wait and see” del presidente della Banca centrale europea Mario Draghi. Dall’altro, l’attendismo fiancheggiatore, gravido di speranze, della Fiom-Cgil. In audizione al Parlamento europeo Draghi ha usato parole caute e toni distaccati, anche per non incorrere in polemiche nazionali. “Prima di pronunciare un giudizio è necessario attendere. La prova del nove saranno i fatti. Per ora ci sono stati proclami, e sono anche cambiati. Prima di parlare dobbiamo aspettare i fatti”. Ha detto a chi chiedeva se fosse preoccupato dalle misure annunciate. Di fatti, in realtà, se ne sono intravisti. O almeno le intenzioni sono nette, sono scelte di campo. Draghi, ovvio, ha una prospettiva diametralmente opposta a quella salvinian-grillina. Europeista, globalista, anti protezionista. Alla luce della guerra commerciale innescata dagli Stati Uniti di Trump ha detto che “un’Unione europea forte e unita può aiutare a sostenere il multilateralismo e il commercio globale, sono stati i punti fondamentali della crescita della prosperità economica negli ultimi 70 anni”. La parola d’ordine è contrastare il rischio di una regressione economica (e forse anche civile). Una regressione che però non sembra dispiacere al sindacato Cgil-Fiom, cointestatario del decreto dignità, primo atto di governo: un ritorno al passato che scoraggia l’occupazione. L’attendismo speranzoso della Fiom si nota nella vertenza Ilva, ora a un nuovo round di emergenza finanziaria dopo la proroga della trattativa per la cessione ad ArcelorMittal. Il ministro dello Sviluppo, Luigi Di Maio, prende tempo per approfondimenti. E, nonostante la situazione critica, la Fiom concede tempo per un apprendistato al governo per Di Maio.