La mini multa a Google
I risultati trimestrali mostrano che l’Ue ha fatto il solletico al gigante tech
Era la multa più grande mai comminata dall’Unione europea, più di quattro miliardi di euro di penale pensati per mettere in ginocchio un’azienda che, dicono i burocrati di Bruxelles, da un decennio danneggia la competizione in ambito digitale. Ma Google, che lunedì ha presentato i risultati trimestrali, ha soffiato via il peso di questa multa immane come un granello di polvere appoggiato sul bavero della giacca. Dovere contabilizzare un’uscita da 4,34 miliardi di euro (5,1 miliardi di dollari) sarebbe esiziale per qualsiasi azienda, ma non per Google, che ha dato prova di non aver risentito del colpo.
Secondo i dati della trimestrale, pur tenendo conto della penale europea l’azienda ha fatto un profitto da 3,5 miliardi di dollari, e si è perfino permessa il lusso di investire un intero miliardo di dollari nelle “altre scommesse”, quella voce di bilancio che indica i progetti di lungo termine e alto valore innovativo in cui Google investe quasi a fondo perduto. Alcuni hanno detto che il valore dell’azione dell’Ue non è tanto nell’ammontare della multa, quanto nei cambiamenti che Google sarà costretto a fare al suo modello di business a causa delle nuove regole imposte ad Android, tanto stringenti da mettere in pericolo il gigante americano. Se è così, qualcuno lo dica agli analisti finanziari di Wall Street, che in maggioranza hanno consigliato di continuare a comprare azioni perché le vacche grasse continueranno. Per ora, dunque, l’Ue non è riuscita nella sua impresa di spezzare le gambe ai monopoli. Non è più tempo di grandi multe scenografiche. Se il commissario alla Concorrenza Margrethe Vestager vuole davvero migliorare la competizione sul mercato digitale dovrà ingegnarsi e trovare altri modi.