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C'è un Dragone nella City

Redazione

Per difendersi da Trump e da un’Europa guardinga Pechino chiama Londra

Mentre l’Europa fatica ad avere familiarità con il distacco dell’isola britannica, i cinesi dimostrano di essere in grado di fare una distinzione, in termini di alleato e concorrente, tra il Regno Unito e l’Europa continentale. Nuove regole proposte dal ministero del Commercio cinese dicono che le aziende straniere che vogliono investire quote “strategiche” in compagnie cinesi quotate in Borsa dovranno affrontare controlli più stringenti. La mossa è il segnale che Pechino si sta preparando a rispondere alle barricate occidentali verso gli investimenti cinesi all’estero mandando la “reciprocità” degli investimenti in soffitta. L’atteggiamento amichevole della Germania verso gli investimenti cinesi ha visto una repentina inversione di tendenza la settimana scorsa quando dalla coalizione di governo è arrivato il “nein” sia alla vendita del produttore di macchinari Leifeld Metal Spinning a causa di timori di “ordine pubblico e sicurezza” sia all’acquisizione dell’operatore di trasmissione elettrica 50Hertz Transmission da parte di State Grid Corporation of China.

 

Berlino ha opposto un’offerta concorrente della Kreditanstalt für Wiederaufbau (KfW), la Cassa depositi tedesca. (State Grid venne invece accolta a braccia aperte dal governo Letta in Snam e Terna). La Cina sta invece allacciando, e non da oggi, stretti rapporti con Londra. L’asse tra il Regno Unito e la Cina, infatti, va ben oltre gli scambi commerciali poiché abbraccia la finanza e i mercati azionari, come dimostrano gli accordi di reciprocità per la quotazione delle società dei due paesi sui listini di Londra e di Shanghai (il programma, non a caso, si chiama “Shanghai Connect”) e l’ingresso dei fondi inglesi nel mercato del risparmio cinese. In un contesto in cui Pechino si trova a dovere fronteggiare l’opposizione americana e un’Europa guardinga il governo di Pechino ha dato il via nelle ultime settimane a una progressiva svalutazione dello Yuan, la moneta nazionale, con l’obiettivo (non dichiarato, ovviamente) di assorbire il colpo dell’aumento delle tariffe e recuperare competitività negli scambi con gli Stati Uniti. Il Dragone insomma sta prendendo sostanziali contromisure difensive con potenziali vantaggi per sé.

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