La Grecia si rimette in piedi
Dopo otto anni di aiuti e sacrifici si è concluso il programma di assistenza
Da oggi la Grecia è ufficialmente fuori dal programma di assistenza finanziaria del Meccanismo europeo di stabilità (Esm). Si chiude con successo il terzo memorandum con le istituzioni internazionali che dal 2010, anno del primo piano di salvataggio, ha condizionato la vita politica ed economica dei greci. Dopo Portogallo, Irlanda, Spagna e Cipro, la Grecia era l’ultimo paese dell’Eurozona sotto assistenza finanziaria: in totale Atene ha ricevuto in otto anni 288,7 miliardi di euro che, per quanto riguarda le istituzioni europee, verranno rimborsati dal 2023 al 2060.
Nonostante il sostanzioso aiuto la Grecia, a causa di una crisi drammatica che ha portato a una perdita di pil di quasi il 30 per cento, ha dovuto attuare riforme draconiane in tempi rapidi: un aggiustamento fiscale che ha portato il deficit del 15 per cento del 2009 a diventare un surplus dello 0,6 per cento nel 2017; una riduzione del 25 per cento del settore pubblico; riforme fiscali, del lavoro e del settore bancario. L’economia è tornata a crescere e la competitività è migliorata con un azzeramento del deficit commerciale che era di quasi il 16 per cento. Naturalmente i costi sociali sono stati enormi e persistono gravi problemi sul fronte della disoccupazione. Probabilmente la crisi greca poteva essere gestita diversamente, con un intervento più incisivo in precedenza che sarebbe costato meno a tutti. Ma l’alternativa dell’uscita dall’Eurozona sarebbe stata un bagno di sangue e Alexis Tsipras lo ha capito per tempo. Ora, paradossalmente, ciò che più preoccupa la Grecia nel suo percorso di risanamento è l’Italia: “Se ci sarà una forte turbolenza internazionale in Italia o in Turchia – ha detto il governatore della Banca centrale greca Yannis Stournaras – ci troveremo ad affrontare difficoltà sui mercati”.