Il rischio di un isolamento sui mercati
Gli investitori esteri non si fidano della schizofrenia italiana e si cautelano
L’Italia sta vivendo un temibile isolamento sui mercati finanziari. La divergenza rispetto agli altri paesi europei convince gli investitori a tenersi alla larga dalla schizofrenia del governo di Lega e M5s. È difficile scommettere con serie prospettive di guadagno su un paese che minaccia l’intervento pubblico in ogni ambito, anche con l’esproprio di società private come Autostrade, che resta ambiguo sulla permanenza nella moneta unica, che vorrebbe un condono del debito da parte della Banca centrale europea mentre alcuni esponenti dell’esecutivo vorrebbero fare esplodere l’Eurotower. Di una persona schizofrenica è rischioso fidarsi. L’esodo degli investitori esteri è segnato dalla vendita di titoli di stato che a giugno è arrivata ai massimi storici a 38 miliardi di euro.
I rendimenti dei titoli decennali restano elevati e sono rientrati sotto il 3 per cento solo alla notizia del rinvio sul giudizio sul merito di credito nazionale da parte di Moody’s in attesa della bozza della legge di Bilancio a ottobre, per poi risalire. L’andamento dello spread con i decennali tedeschi è stato inverso rispetto a quello dei paesi periferici Portogallo, Spagna e Irlanda, dove cala, a significare che, a differenza del 2011, non c’è un rischio sistemico ma il rischio è concentrato sull’Italia. Peraltro bassi prezzi e alti rendimenti dei titoli di stato, in condizioni normali, sarebbero un’opportunità per gli investitori che, invece, preferiscono vederci chiaro e intanto logicamente si tutelano. Forse, per ragioni tecniche, la Bce aumenterà gli acquisti di debito italiano in ottobre ma, da parte del governo, non dovrebbe essere una spinta a produrre una manovra in deficit scontrandosi con Bruxelles. Il sollievo sarà temporaneo e quella sarebbe un’altra prova della divergenza italiana dal resto d’Europa.