Professionisti dell'autoflagellazione
Meglio usare Tria come scudo anti spread che come argomento di propaganda
E’ grave e paradossale che il vicepremier Luigi Di Maio si prodighi per aumentare la percezione del rischio paese anziché creare fiducia negli investitori esteri. Non appena i rendimenti dei titoli di stato calano e la Borsa recupera, Di Maio sembra fare il possibile per invertire la tendenza mettendo in discussione le dichiarazioni del ministro dell’Economia, Giovanni Tria, e minacciandone la cacciata a una settimana dalla nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza che fissa gli obiettivi di finanza pubblica per i prossimi anni. Sia M5s sia Lega dicono di volere mantenere il deficit/pil sotto la soglia del 3 per cento, ma chiedono a Tria di abbandonare l’obiettivo di deficit di bilancio dell’1,6 del pil per il 2019 e così consentire una maggiore spesa per adempiere alle principali promesse elettorali.
“Io ho sempre detto che dobbiamo mantenere le promesse, altrimenti è meglio che andiamo a casa. Ho piena fiducia nel ministro dell’Economia e nel lavoro che sta facendo ... Ma arrivare alla fine dell’anno e dire agli italiani: ci siamo sbagliati, le promesse non erano realizzabili non è nostra intenzione, non è intenzione del governo”, ha detto ieri. Di Maio vorrebbe 9-10 miliardi di euro per il reddito di cittadinanza e se ciò non accadrà fa capire che la permanenza di Tria non è assicurata. Se la situazione non peggiora è perché Tria ha fatto da argine alle intemerate grillo-leghiste rassicurando gli investitori. Usare il ministro per fare propaganda è un azzardo. Il rendimento dei Btp italiani è disallineato rispetto al rating e implicitamente sconta un downgrade di due gradini, da “spazzatura”. Confidare che il clima di attacco ai titoli italiani sia superato è illusorio.