L'avanzata avanguardia
I Cavalieri del lavoro scrutano il futuro e i giovani sono incastrati nel presente
Viene da uno degli ordini cavallereschi più antichi d’Italia, quello dei Cavalieri del lavoro, una riflessione olistica su come l’economia digitale e l’intelligenza artificiale trasformino la società. Sabato a Torino i Cavalieri del Lavoro al convegno “La rivoluzione digitale, opportunità per le imprese, sfida per l’Italia” si sono interrogati sugli effetti dell’automazione per le aziende e per i loro dipendenti, sul potenziale dell’intelligenza artificiale, sulle scienze della vita, e su un futuro “transumano”. Per tentare di comprendere come sarà l’economia in un futuro, anche molto lontano, e come evolveranno le tecnologie sono intervenuti sia associati, come Maurizio Sella, fondatore dell’omonimo istituto di credito che si è messo all’avanguardia della finanza tecnologica – è promotore del “Fintech district” di Milano – sia ospiti dall’estero come il direttore dell’Istituto di intelligenza artificiale di Lugano, Jürgen Schmidhuber, il quale con atteggiamento quasi messianico teorizza l’inevitabile simbiosi tra uomo e macchina, o David Orban, professore della Singularity University, o ancora Vittorio Colao, al suo ultimo giorno da ceo di Vodafone. Colpisce che un meritorio tentativo di comprendere la società in cui vivremo arrivi da una federazione di imprenditori con un’età media elevata, molti dei quali hanno vissuto il periodo bellico o post bellico e che da ragazzi hanno cavalcato la prima Lambretta, e che ora guidano aziende che contribuiscono a una buona porzione del pil italiano.
Hanno un bagaglio di esperienze ricco, utile a ragionare decenni avanti. “Le giovani generazioni sembrano invece vivere la trasformazione nel presente, consumandola, restando quindi schiacciati tra un passato, che non tornerà, e un futuro da comprendere, lamentando la propria condizione con angoscia”, ricorda al Foglio Antonio D’Amato, presidente della Federazione nazionale dei Cavalieri del lavoro. I Cavalieri hanno visione, mentre i “visionari” come Elon Musk, 47 anni, hanno immaginazione ma non metodo. Avere lasciato la presidenza della sua Tesla è forse il maggiore contributo che Musk poteva dare alla compagnia di auto elettriche di questi tempi, dopo le turbolenze di Borsa da lui stesso provocate e risultati che deludono le promesse.