Il lavoro non è stato massacrato, anzi
Di Maio farebbe bene a leggere il rapporto Banca d’Italia sul Jobs Act
Le riforme ai sussidi di disoccupazione del governo Renzi hanno nel complesso funzionato, mentre la sconfitta del referendum 2016 ha bloccato i centri per l’impiego. Egualmente il Jobs Act ha aumentato la trasformazione di contratti a termine in tempo indeterminato, specie nelle aziende con più di 15 dipendenti, con una dinamica anche piuttosto rapida (sei mesi), mentre la flessibilità ha aumentato anche le assunzioni precarie, nelle imprese di ogni dimensione, riducendo la disoccupazione. Lo scrive la Banca d’Italia in due rapporti: un’analisi dei sussidi di disoccupazione in Italia durante la crisi (“La recente evoluzione dell’indennità di disoccupazione in Italia” a cura di Federico Giorgi), e un esame del rapporto tra Jobs Act e creazione di contratti di lavoro.
Dunque secondo Via Nazionale non è vero che il Jobs Act “è stato il killer del lavoro” come afferma Luigi Di Maio. E la trasformazione del vecchio sussidio di disoccupazione in Assicurazione sociale per l’impiego (Aspl) e poi in Naspl (con platea maggiore ma criteri più stringenti) ha garantito ai disoccupati sussidi parametrati agli stipendi percepiti con tetto di 1.314 euro, ma ridotti nel tempo e con obbligo di accettare proposte di lavoro; contemporaneamente è stata drasticamente ridimensionata la cassa integrazione. Di Maio va in tutt’altra direzione: ha resuscitato la cassa integrazione, messo paletti alle assunzioni temporanee e ora c’è il reddito di cittadinanza per spese “morali”. Magari metterà anche Banca d’Italia tra i luoghi dove effettuare le prossime purghe politiche.