Lezioni spagnole ai sovranisti alati
Il caso Iberia insegna che si può fare volare una compagnia senza stato
Nella Nota di aggiornamento al Def spuntano anche privatizzazioni per 10 miliardi. Promesse disattese in passato, eppure un’occasione è offerta da Alitalia la cui procedura di vendita scade il 31 ottobre e il prestito ponte di 900 milioni va restituito allo stato il 15 dicembre. Ma la maggioranza gialloverde intende ri-statalizzarla e Luigi Di Maio ha convocato i sindacati per il 12 ottobre con l’idea di prolungare la cassa integrazione evocando un nuovo interesse di Lufthansa che dovrebbe accettare di essere socio di minoranza di Ferrovie e Cdp e mantenere tutti i dipendenti. I tedeschi non hanno cambiato idea: entrerebbero solo in un’Alitalia “strutturata in modo nuovo”, cioè senza politici tra i piedi e guadagnando produttività riducendo i costi. Di Maio potrebbe guardare all’esperienza di Iberia, la ex compagnia di bandiera spagnola, che fa utili dopo la privatizzazione del 2012 e la fusione con British nella holding Iag che controlla anche Vueling e l’irlandese Aer Lingus. Iag, con British in posizione di comando e Qatar Airways primo socio singolo, ha superato nel 2017 i tre miliardi di utili netti. Luis Gallego, ceo di Iberia, dice: “Eravamo disperati, perdevamo un milione di euro al giorno di soldi pubblici”. La privatizzazione, l’alleanza globale e la riduzione da 21 a 16 mila dipendenti hanno consentito la rinascita in Spagna, paese a vocazione turistica come e più dell’Italia ma che ha fatto a meno di una compagnia di bandiera. L’opposto dei sovranisti italiani che si apprestano a rimettere a carico dei contribuenti l’Alitalia e i suoi stipendi evidentemente “di cittadinanza”.