A Berlino avanza l'idea di lasciare che l'Italia faccia debito
Secondo il capo economista dell’Istituto per la ricerca economica di Berlino (Diw) “il vero problema dell’Italia è la depressione economica, l’alto tasso di disoccupazione e il pesante crollo del pil negli ultimi due decenni”
Roma. Contrariamente alla visione italiana verso gli economisti e commentatori tedeschi, giudicati a questa latitudine come dei replicanti di Wolfgang Schäuble, ovvero intransigenti sul rispetto dei parametri di deficit e debito europei e poco inclini a concedere flessibilità di bilancio, ci sono delle opinioni “contrarian” in Germania. Opinioni che riflettono anche il sentimento della cancelleria tedesca, così preoccupata dalla situazione italiana da preferire al confronto diretto la ricerca del compromesso.
Il capo economista dell’Istituto per la ricerca economica di Berlino (Diw), Marcel Fratzscher, il 22 ottobre ha scritto sulla Welt “lasciate che l’Italia faccia debito”, nel bel mezzo dello scambio epistolare tra la Commissione europea e il ministero dell’Economia che ieri è precipitato in una inedita bocciatura della manovra finanziaria italiana. “L’indignazione dell’Ue nei confronti del governo italiano è enorme – dice Fratzscher –La rottura degli accordi è certamente negativa per la fiducia nelle norme europee ma un analisi onesta mostra che il governo italiano con la sua pianificazione delle spese potrebbe avere ragione, anche se dovranno essere fatti aggiustamenti”.
Fratzscher nota che i critici specialmente tedeschi mettono in guardia sulla spirale che il debito italiano potrebbe alimentare ma aggiunge anche che “questa preoccupazione dovrebbe essere poco fondata”. Infatti, secondo l’economista, “il vero problema dell’Italia oggi è la depressione economica, l’alto tasso di disoccupazione e il pesante crollo del pil negli ultimi due decenni”. “Non è sorprendente che gli italiani si aggrappino a ogni speranza, senza paura di eleggere un governo populista, inesperto e antieuropeo. Il maggiore rischio per l’Italia e per l’Europa è che il nuovo governo persegua una politica ancora più estrema, mettendo in discussione l’euro e l’appartenenza all’Ue. La Bce, a differenza del 2012, non potrebbe intervenire – sostiene Fratzscher – Molte banche e investitori tedeschi hanno interessi in Italia, molte imprese tedesche dipendono dalle esportazioni verso il paese”. Questo – avverte – non significa “accettare il ricatto del governo italiano” ma vorrebbe dire che “l’Unione europea e la Germania dovrebbero ammettere che lavoro e crescita devono essere la massima priorità e che una maggiore spesa pubblica e deficit di bilancio possono avere senso se davvero orientate verso questi obiettivi”.
Deve insomma esserci “possibilità di compromesso”, aggiunge, ovvero “l’Ue dovrebbe consentire al governo italiano di aumentare temporaneamente le spese, e quindi il deficit, a condizione che tali spese creino davvero posti di lavoro e stimolino la crescita”. S’intende non spendere per un sussidio come il reddito di cittadinanza. Ma non sarebbe come minacciare le fondamenta della convivenza europea? Per Fratzscher è il male minore: “Una concessione che rischia di comportare perdita di fiducia nelle regole e istituzioni europee ma è abbastanza compatibile con esse, proprio perché l’Italia si trova in una situazione eccezionale e pertanto il compromesso dovrebbe essere preso in considerazione. Il conflitto dimostra infatti che l’area dell’euro ha bisogno di nuove e migliori regole di bilancio perché quelle esistenti sono troppo generose nei bei tempi e troppo restrittive in quelli difficili. Il conflitto deve essere visto come un campanello d'allarme per affrontare con urgenza le riforme dell’Eurozona prima che sia troppo tardi”, conclude.
tra debito e crescita