Draghi contro l'autolesionismo gialloverde
Il governatore della Bce: “Per proteggere famiglie e imprese dall'aumento dei tassi di interesse, i paesi ad alto debito non dovrebbero aumentare ulteriormente il loro debito e tutti dovrebbero rispettare le regole dell'Unione”
“La risposta è più Europa”. Basterebbe questa frase, l'ultima del discorso che Mario Draghi pronuncia durante lo European Banking Congress a Francoforte. L'ultima, del suo ultimo discorso davanti a questa platea (il suo mandato scade il 31 ottobre 2019 e quindi il prossimo anno non sarà lui a essere invitato come governatore della Bce). Basterebbero quelle poche parole per capire il messaggio, duro, che Draghi invia all'Italia e al governo gialloverde. Ed è un messaggio che va ben oltre la difesa dei valori dell'europeismo. È una bocciatura, netta, delle politiche economiche che l'esecutivo sta portando avanti. E di una Manovra che mira proprio a colpire l'Europa e le sue regole.
Non caso poco prima, senza nominare l'Italia, Draghi ha spiegato che “la mancanza di consolidamento fiscale nei paesi ad alto debito aumenta la loro vulnerabilità agli shock, indipendentemente dal fatto che tali shock siano autoprodotti mettendo in discussione le regole dell'Unione monetaria europea o importati attraverso il contagio finanziario”. Proprio per questo, ha aggiunto, “per proteggere le famiglie e le imprese dall'aumento dei tassi di interesse, i paesi ad alto debito non dovrebbero aumentare ulteriormente il loro debito e tutti i paesi dovrebbero rispettare le regole dell'Unione”. Insomma, se non fosse ancora chiaro, l'Italia si sta facendo del male da sola. E, soprattutto, sta facendo del male a famiglie e imprese.
Mario Draghi accusa il governo italiano di farsi del male da solo (e a famiglie e imprese) con uno shock autoprodotto. pic.twitter.com/T0HnUHIaAh
— David Carretta (@davcarretta) 16 novembre 2018
Difficile essere più chiari. Anche perché c'è un altro passaggio in cui Draghi, parlando, sembra rivolgersi implicitamente all'Italia. “I paesi che hanno attuato riforme strutturali hanno visto in generale un aumento della domanda di lavoro negli ultimi anni rispetto al periodo pre-crisi. Germania, Portogallo e Spagna sono tutti buoni esempi”, sottolinea. E aggiunge: “Il circolo virtuoso tra occupazione, reddito da lavoro e consumo, è stato il motore della crescita per tutta la ripresa. Vari indicatori suggeriscono che questo ciclo non è stato interrotto dalla perdita di slancio di crescita quest'anno”. “Reddito da lavoro”, non “reddito di cittadinanza”. Anche in questo caso l'Italia si sta facendo male da sola.
Il futuro del Quantitative easing
L'inflazione di base dell'Eurozona, ha poi spiegato Draghi, “continua a oscillare intorno all'1 per cento e deve ancora mostrare una tendenza al rialzo convincente. Il consiglio (della Bce ndr) ha notato che le incertezze sono aumentate. A dicembre, con le nuove previsioni disponibili, saremo più in grado di fare una piena valutazione. Se le condizioni finanziarie o di liquidità dovessero stringere indebitamente o se le prospettive di inflazione dovessero deteriorarsi, la nostra funzione di reazione è ben definita. Ciò dovrebbe a sua volta riflettersi in un adeguamento nel percorso previsto dei tassi di interesse futuri”.