La sugar tax è un'amara sorpresa per le imprese italiane
In attesa che la norma diventi definitiva sono già state sospese le assunzioni e gli investimenti in Italia. “Il prelievo penalizzerà i consumatori e i lavoratori”, dice Assobibe
Forse era difficile aspettarsi una mossa diversa da chi, nella Manovra in discussione alla Camera, si è preoccupato più di dare soldi a chi non lavora (vedi reddito di cittadinanza) che di creare le condizioni per creare lavoro. Ed è vero che la cosiddetta “sugar-tax” introdotta ieri con un emendamento approvato dalla Commissione Finanze della Camera servirà a coprire l'esclusione del regime Irap per le partite Iva fino a 100 mila euro. Tant'è che la prima firmataria dell'emendamento, la grillina Carla Ruocco, parlando con il Corriere della sera, difende la proposta spiegando che “la sugar tax ha due obiettivi: colpire le bevande con alto contenuto di zucchero e allo stesso tempo destinare più soldi sia per l’università sia per la riduzione dell’Irap per chi fattura meno di 100mila euro annui”. Peccato che la stessa Ruocco si dimentichi di dire che la misura colpisca un settore che attualmente, anche grazie all'indotto, impiega in Italia 60.000 lavoratori. Un settore che ha già dovuto affrontare una forte contrazione dei consumi (-25 per cento dal 2009), e che di certo non aveva bisogno di questo “trattamento di cortesia”.
A denunciare le conseguenze della “sugar-tax” sono le aziende aderenti ad Assobibe, la categoria di Confindustria che rappresenta le bevande analcoliche. “Il testo approvato – spiegano – sembra introdurre una tassazione tra le 5 e le 15 volte più alta sul settore mai ipotizzata nel nostro paese, colpendo non solo le imprese, ma anche i lavoratori diretti, indiretti e l'intera filiera, oltre ai consumatori. Potrebbe avere un impatto fino a 1 euro al litro di bevanda prodotto o venduta in Italia. Un prelievo che avrebbe una ricaduta sul prezzo al consumo dal 135 per cento al 300 per cento nel caso dei prodotti di fasce di prezzo più basse, penalizzando in particolare le classi sociali più deboli”. Proprio per questo, vista l'incertezza creata dalla nuova norma (che ancora non è stata approvata in via definitiva), le aziende annunciano che, in via cautelativa, “si trovano costrette a sospendere le assunzioni e qualunque tipo di investimento nel paese”.
L'Associazione, infatti, prevede una possibile contrazione dei consumi di oltre 5,5 miliardi di euro che si tradurrebbe in un impatto negativo sul pil di oltre 4 miliardi e minori entrate per lo stato per circa 1,5 miliardi.
Ma come viene calcolata l'imposta? L'emendamento prevede due possibilità: “Mezzo centesimo di euro per grammo di zucchero aggiunto superiore ai cinque grammi ed inferiore ai dieci grammi su 100 millilitri di bevanda; un centesimo di euro per grammo di zucchero aggiunto superiore ai dieci grammi per 100 millilitri di bevanda”.
Un esempio: la Coca-Cola Original contiene 10,6 g di zucchero ogni 100 ml di prodotto. Ovviamente occorre capire bene come verrà applicata la tassazione che potrebbe essere progressiva (quindi variare al crescere del contenuto di zucchero) o al margine (quindi prendere in considerazione l'intero contenuto di zucchero).
Nel primo caso l'imposta sarebbe di 0,31 euro al litro: fino a 5 grammi non si applicherebbe l'imposta. Da 5 a 10 grammi gli zuccheri verrebbero tassati per 0,5 centesimi di euro al grammo, per un totale di 2,5 centesimi per 100 ml, 25 centesimi per un litro. I successi 0,6 grammi verrebbero tassati per un centesimo, cioè 0,6 centesimi di euro per 100 ml, 6 centesimi per un litro. Totale: 31 centesimi.
Nel secondo caso, invece, tutti i 10,6 grammi di zuccheri, superando la soglia dei 10 grammi, verrebbero tassati per 1 centesimo di euro. Totale 10,6 centesimi per 100 ml, 1,06 euro per un litro.