Capire l'offerta di Draghi
Chi vuole proporre una seria alternativa politica rilegga il presidente della Bce
Chi adesso è al governo, e capisce qualcosa di economia, farebbe bene a rileggere l’intervento di Mario Draghi alla Sant’Anna di Pisa di qualche giorno fa. Il mondo dell’informazione ha presentato il discorso del presidente della Bce come una difesa della costruzione (incompleta) dell’euro e dei suoi risultati, elementi presenti, ma riduttivi rispetto al resto. Le parti più interessanti del discorso hanno riguardato le frasi di verità sulla storia dell’economia italiana, sulle cause della suo rallentamento e la falsificazione della retorica sovranista che sta trasformando la stagnazione in palude. Innanzitutto Draghi ha ricordato che i tempi della sovranità monetaria perduta non erano l’Eden: dal 1979 al 1992 la lira si è svalutata sette volte “eppure la crescita media annua della produttività fu inferiore a quella dei futuri paesi dell’area dell’euro”, l’inflazione fu il doppio e la disoccupazione aumentò.
Draghi ha evidenziato che “il finanziamento monetario del debito pubblico non ha prodotto benefici nel lungo termine”, sottolineato come oggi – con i mercati integrati a livello globale – le svalutazioni competitive siano un’arma spuntata e ricordato una verità che i nostalgici della lira faticano a capire: con l’euro l’Italia ha recuperato e non perso sovranità monetaria. Perché prima “le decisioni rilevanti di politica monetaria erano prese in Germania” e agli altri toccava accodarsi alla Bundesbank, mentre “oggi sono condivise da tutti i paesi” dell’euro. Sgomberato il campo dai falsi problemi e dalle soluzioni magiche, Draghi ha anche indicato la questione principale: “La bassa crescita italiana è un fenomeno che ha inizio molti anni prima della nascita dell’euro. Si tratta chiaramente di un problema di offerta, evidente anche guardando alla crescita nelle varie regioni del paese”. Il punto vero è che la manovra gialloverde è completamente focalizzata su pensionati e disoccupati, e non fa nulla sul fronte delle riforme strutturali. Abbiamo problemi di offerta in economia, ma anche in politica. Mentre il governo va nella direzione sbagliata, non si vede nessuno capace di proporre un’offerta politica in grado di rispondere ai problemi strutturali indicati da Draghi.