Duello coalizionicida sulla Tav
L'analisi costi-benefici è negativa. Restiamo inaffidabili per Europa e investitori
La manovra corretta insieme alla Commissione europea non ha certo tratti sviluppisti (le previsioni di crescita per il 2019 sono ridotte all’1 per cento, un decimale in meno perfino delle stime di Bruxelles) e avrà effetti recessivi con investimenti tagliati e aumento della pressione fiscale. Ma, forse, è servita all’esecutivo gialloverde per non perdere del tutto credibilità in Europa. E’ arrivata però rapida la prova di un grado di affidabilità ancora infimo. Secondo indiscrezioni raccolte da Bloomberg, il risultato dell’analisi costi-benefici sulla ferrovia Torino-Lione, la Tav, che il ministero dei Trasporti, Danilo Toninelli, ha commissionato da qualche mese a un gruppo di esperti guidati dal suo consulente, il prof. Marco Ponti, avrebbe dato esito negativo: non s’ha da fare.
Il costo complessivo dell’opera, in gestazione da dieci anni e che fa parte di un corridoio ferroviario che va dall’Ucraina alla Spagna, è di 10 miliardi di euro cofinanziata dall’Unione europea. Il risultato dell’analisi – smentito da Toninelli così come riferito da Bloomberg – dovrà essere definiva e condivisa con la Francia e l’Unione europea. Un diniego italiano segnerebbe una vittoria per il Movimento 5 stelle, da sempre alleato dei movimenti No Tav, ma potrebbe dare motivo alla Lega, che invece è favorevole, di rilanciare l’idea di un referendum regionale o locale sull’opera. Il vice di Toninelli, Edoardo Rixi, aveva detto al Foglio di non essere contrario e di confidare in una vittoria del Sì. Anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, ritiene il referendum “ragionevole”. Il M5s invece rifiuta lo strumento di democrazia diretta e preferisce trincerarsi dietro i rilievi tecnici per decidere di fermare l’opera. Nell’alleanza di governo si apre una vistosa crepa sulle infrastrutture. Anche perché Matteo Salvini si è detto favorevole all’ampliamento dell’aeroporto Firenze-Peretola – contrariamente ai suoi in regione – e ieri Toninelli ha risposto di volere prima valutare, anche qui, se l’investimento pubblico (150 milioni) è congruo rispetto ai benefici prodotti dall’infrastruttura. Il rimpallo non è comunque un attestato di affidabilità internazionale.
tra debito e crescita