Chiudersi fuori dall'Europa
Il reddito di cittadinanza “agli italiani” ci mette ai margini dello stato di diritto
Il vero successo del governo pop non sarà quando i porti saranno definitivamente sigillati col silicone sovranista, e non sarà neppure quando tutti gli uffici dell’anagrafe d’Italia chiuderanno la saracinesca in faccia ai richiedenti asilo che volessero ottenere l’iscrizione al comune di residenza. No, il vero successo, anzi un tripudio, sarà quando finalmente diventerà legge (e si capirà cos’è) il reddito di cittadinanza sovranista: riservato cioè – come ripete senza la minima consapevolezza di motivazione Di Maio, e come ribadisce per pura propaganda Salvini – ai soli italiani. Sarà un successo, un tripudio davanti al consesso delle nazioni civili. Si fa ovviamente per dire, si ride per non piangere. Perché rideranno gli altri, quando chiuderanno la porta e certificheranno che l’Italia gialloverde si è messa da sola, per incapacità e ignoranza delle leggi e della Costituzione, al di fuori dalle regole europee.
Reddito di cittadinanza solo per gli italiani? Ma se è dal 1992, Trattato di Maastricht, che esiste la cittadinanza europea, la quale garantisce pari diritti a ogni cittadino in ogni stato dell’Unione si trovi a risiedere, per breve o lungo periodo. Prima gli italiani? Ci sono gli articoli della Costituzione italiana, a partire dall’articolo 3 che sancisce il principio di uguaglianza, e sentenze della Corte costituzionale che hanno chiarito la legittima estensione di tale diritto anche a tutti i cittadini stranieri quando siano regolarmente presenti nel nostro paese. Regola che vale tanto più per i cittadini europei, tutelati dall’articolo 18 del Trattato dell’Unione. Il vero pericolo, altro che successo, per l’Italia se il governo continuerà a insistere su certe idee irresponsabili, è di ritrovarsi davvero fuori dalle regole internazionali dei paesi civili. E allora che faranno Di Maio e Salvini? Aspetteranno una nave delle ong che venga a ripescarli?