Il Monte dei Paschi sotto tutela pubblica perpetua
Lo stato garantirà gli obbligazionisti oltre l’eventuale privatizzazione. Guai
Messa così sembra un miracolo: il Monte dei Paschi di Siena, il cui capitale è per il 68 per cento del Tesoro, data l’impossibilità della banca di restituire i prestiti ricevuti dallo stato e la contemporanea fuga di investitori nazionali e stranieri, ha collocato un bond a cinque anni da un miliardo (inizialmente ne era prevista la metà) dopo avere ricevuto proposte per 2,3 miliardi, all’interesse del due per cento. Ancora più rilevante il rating rilasciato all’emissione da Moody’s, Fitch e Dbrs: rispettivamente A1, A+ e Aa1; giudizi che lo stato, che dà garanzie pubbliche alle obbligazioni di Mps, in questo momento può solo sognare.
Ottimo per la banca senese, ma dov’è l’arcano? Innanzitutto si tratta di un bond “covered”, cioè coperto da mutui immobiliari di elevata qualità. In seconda battuta interviene la garanzia del Tesoro.
In pratica i creditori – banche e fondi che hanno comprato “a fermo”, cioè da un consorzio bancario – hanno più che una doppia garanzia, una doppia ipoteca. I covered bond, obbligazioni con sottostante beni reali, non sono certo una novità; lo è in qualche misura l’ulteriore copertura del Tesoro. Il successo consente a Mps di iniziare a rafforzare il patrimonio diretto; è infatti previsto il ricorso a 20 miliardi di questi strumenti data l’impossibilità di emettere bond tradizionali. Discorso diverso per il Tesoro. Il tasso del bond Mps è concorrenziale con quello dei Btp a cinque anni, tenendo conto dell’inesistenza in questo caso del rischio sovrano. Ma soprattutto lo stato e i vertici della banca sono impegnati a privatizzare l’istituto senese entro 18 mesi. In questo caso, l’orizzonte del prestito (o dell’ipoteca) scavalca del doppio questo termine. Che accade se nel frattempo il Tesoro rivende Mps? La garanzia regge lo stesso, evidentemente: lo stato incasserebbe con una mano ciò che con l’altra deve tenere a disposizione dei creditori. Privatizzazione a dir poco anomala. E visto che l’appetito viene mangiando, si ipotizzano ora obbligazioni junior, cioè per il mercato non istituzionale: meglio astenersi, con il clima gialloverde di ristoro al “risparmio tradito” il Tesoro finirebbe per pagare doppio o triplo.