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Toh! Adesso si parla di investimenti

Redazione

Con il decreto crescita, il governo fa (male) le cose di buon senso che doveva fare prima

Non c’era stata nella legge di Bilancio alcuna misura da parte del governo Lega-M5s per attrarre gli investimenti dall’estero né per incentivare gli investimenti delle imprese nazionali. Anzi. In dieci mesi di governo l’economia nazionale è stata frustrata da dichiarazioni autolesioniste e da provvedimenti pro decrescita. Ora l’esecutivo lavora al cosiddetto “decreto crescita” che di sviluppista, per quanto si apprende, ha solo il titolo. Molte misure sono dei copia-incolla di idee del governo precedente e introducono una serie di detrazioni, deduzioni e contributi vari di piccolo cabotaggio senza una strategia. C’è infatti un capitolo investimenti corposo ma senza una vera ratio. Viene per esempio reintrodotto il superammortamento per l’acquisto di macchine utensili quando non era stato rinnovato nella legge di Bilancio mentre per gli investimenti in industria avanzata, Industria 4.0, c’è una agevolazione della trasformazione digitale dei processi produttivi nelle Pmi che si concentra su micro, piccole e medie aziende ponendo barriere all’accesso basate sulla vita dell’impresa (almeno due bilanci depositati) e circoscritto al manifatturiero (esclusi dunque i servizi). Sul piatto ci sarebbero 100 milioni di euro messi a disposizione. Nulla rispetto al piano Industria 4.0 dell’ex ministro Carlo Calenda che sull’evoluzione dell’industria italiana aveva scommesso miliardi. Sembra insomma palese l’intenzione di rimediare al non avere fatto nulla per le imprese quando ce n’era l’occasione – con la legge di Bilancio – per farlo oggi, presumibilmente a debito, e senza una strategia. La novità è che il governo s’appresta a fare ciò che era chiaro già mesi fa. Esultare per delle scelte di buon senso è persino fuori luogo. Non solo perché il rimedio che si pone è essenzialmente cosmetico. Ma soprattutto perché perdere tempo, come è successo per la manfrina sulla soglia di deficit/pil, non fa altro che erodere ulteriormente la credibilità nazionale agli occhi di chi investe.

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