Il deficit con la realtà genera debito
L’impegno sulle privatizzazioni (già assurdo) non è per niente credibile
Le privatizzazioni sono l’araba fenice del governo Conte: che ci sian ciascun lo dice, dove siano nessun lo sa. Il Documento di economia e finanza 2019 conferma l’obiettivo di 18 miliardi di euro per l’anno in corso, e rilancia con ulteriori 0,3 punti di pil all’anno nel periodo 2020-2022. La cessione di immobili pubblici fa parte, recita il Def, della strategia di riduzione del debito pubblico, assieme alla “riforma delle concessioni”. Le bugie hanno le gambe corte e, in campo economico, non generano gettito. Sono almeno tre le ragioni per cui l’impegno del governo non è credibile. La prima è che le forze della maggioranza fino a ieri hanno predicato male: sia il M5s sia la Lega hanno i “beni comuni” proprio contro ogni tentativo, per quanto timido, di alienazione delle proprietà pubbliche. Anche durante gli ultimi mesi, hanno invocato nazionalizzazioni a destra e a manca, dalle autostrade all’acqua passando per Alitalia. Il secondo motivo è che, per portare a termine un’iniziativa, bisogna almeno cominciarla: come è possibile racimolare l’1 per cento del pil nel 2019, se non si è ancora mosso un dito? Collocare gli immobili è un processo lungo e complesso persino per i privati, figuriamoci per lo stato. Infine, non solo Lega e M5s hanno a lungo propagandato il contrario di quel che oggi dicono di voler fare: ma, coerentemente, hanno almeno in parte fatto ciò che avevano promesso (anziché quello che scrivono nel Def). Col rinvio alle calende greche della direttiva Bolkestein (grazie, Luigi Di Maio) e la riforma delle concessioni idroelettriche (grazie, Matteo Salvini) l’esecutivo ha fatto espandere, e non restringere, il peso dello stato nell’economia. Dal governo non avremo più privatizzazioni e meno debito: lo spread tra gli impegni e la realtà è una delle tante ragioni per cui cresce la forbice tra il costo del nostro debito e quello altrui. Se vivi raccontando bufale, non puoi lamentarti che ti trattino da irresponsabile.