Il premier Giuseppe Conte (Foto LaPresse)

Il decreto contingenze

Redazione

Altro che “crescita”. L’azione di governo è paralizzata, come l’economia

Il provvedimento per rilanciare un’economia in stagnazione è stato derubricato dall’esecutivo nelle “varie ed eventuali” in Consiglio dei ministri. Eppure, secondo il Def, il “decreto crescita” dovrebbe raddoppiare il tasso di crescita (da 0,1 a 0,2 per cento). La decisione denota quanta attenzione il governo gialloverde metta sulla ripresa di un’economia che ha contribuito a deprimere. L’ambizione del decreto, rivisto dopo un mese dalla prima approvazione, per come era stata annunciata dal ministro dell’Economia Giovanni Tria, inviso sia alla Lega sia al M5s, era quella di introdurre delle misure colpevolmente dimenticate nella legge di Bilancio, tra cui sgravi per le imprese che fanno investimenti produttivi. Misure queste mutuate dal precedente governo, e bloccate da questo esecutivo, per poi recuperarle nuovamente seppur con stanziamenti minimi, di poche centinaia di milioni.

 

Il decreto crescita è poi diventato il decreto delle contingenze e del caos. Confermiamo quanto già notato: a un mese dalle europee l’interesse dei due litigiosi partner di governo è distribuire prendendo a debito, non investire. Prolungamento senza scadenza dei prestiti pubblici per Alitalia nella speranza di trovare investitori, risarcimenti ai risparmiatori cosiddetti truffati. Il soccorso alla capitale sgovernata da Virginia Raggi, infine, sembra destinato ad andare in un provvedimento ad hoc. Nulla di decisivo e né lontanamente utile a evitare una prossima recessione, semmai a peggiorare l’inizio di una eventuale crisi attraverso un aumento del debito per ragioni elettorali. Il disinteresse d’altronde è evidente.

 

Al Cdm non era presente lo stato maggiore grillino, è arrivato a riunione in corso il ministro dello Sviluppo Luigi Di Maio, il quale voleva inserire la cancellazione dell’immunità penale e amministrativa per i gestori di Ilva, ArcelorMittal, alla vigilia della sua visita a Taranto di domani. Provvedimento, questo come altri, oggetto di valutazioni di Mef e Quirinale. Una giornata surreale e molto tempo passato a fare nulla. Risultato: dimostrazione di totale disprezzo per la condizione del popolo che il governo dice di avere a cuore nell’economia più lenta del continente.

Di più su questi argomenti: