Il paese dei pessimi primati
L’Italia gialloverde continuerà a gonfiare il debito senza ambire a fermarlo
Quanti primati può vantare l’Italia di Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Unico paese a essere entrato in recessione alla fine dell’anno scorso, il paese con il costo di finanziamento del debito più alto d’Europa, l’unico paese ad aumentare la disoccupazione anziché farla scendere, l’unico paese a innescare una crisi diplomatica con i vicini, la Francia. E ne potremmo aggiungere altri di primati poco onorevoli. Nel 2018 il disavanzo e il debito pubblico sia dell’area euro sia dell’Unione europea (Regno Unito compreso) sono diminuiti rispetto al 2017. A comunicarlo è l’Eurostat, l’Ufficio di statistica dell’Unione europea, secondo il quale nell’area euro il rapporto tra debito pubblico e pil è sceso dall’87,1 per cento di fine 2017 all’85,1 di fine 2018 e nell’Ue dall’81,7 all’80 per cento. Fa eccezione, in controtendenza rispetto al dato europeo, l’aumento del debito in Italia: il rapporto debito/pil italiano infatti – il secondo in Europa dopo quello della Grecia – è cresciuto al 132,2 per cento. Mentre il rapporto deficit/pil dell’Italia si attesta al 2,1 per cento. Secondi per debito/pil solo alla Grecia (181,1 per cento).
Peggio di Portogallo (121,5), Cipro (102,5), Belgio (102), Francia (98,4) e Spagna (97,1). L’Italia fa eccezione ma è un eccezionalismo da non esaltare, ovviamente. Peraltro, elemento straordinario anche questo, nel Documento di economia e finanza il governo non fa nulla per darsi obiettivi più edificanti o per ambire a migliorare la condizione economica. Il debito/pil è previsto in aumento al 132,8 per cento, il deficit/pil idem al 2,4, la disoccupazione all’11. Nessuna volontà di migliorare né tanto meno di procedere a un maquillage. E quello che resta per disinnescare un aumento dell’Iva il prossimo anno per 23 miliardi di euro è una strada obbligata. La prima via sarebbe la revisione della spesa, che, per ammissione dello stesso neo commissario, il viceministro Laura Castelli, non ha margini. L’altra via è un aumento del deficit. Appunto. Perché rinunciare a un primato, quello di gonfiare il debito, quando è ormai acquisito?