A pugni con i numeri
Salvini accusa Bruxelles per l’Iva, ma dimostra di non conoscere il suo Def
“Dovremo aumentare l’Iva perché a Bruxelles vogliono che aumentiamo l’Iva? Col cazzo che aumentiamo l’Iva!”, ha dichiarato Matteo Salvini durante un recente comizio elettorale ad Aversa. L’ignoranza non è tanto nei toni usati – a quelli ormai tutti, in patria e all’estero, sono abituati – ma nel fatto che il vicepresidente del Consiglio e ministro dell’Interno non sa di cosa parla: non capisce cosa la Commissione europea dice né cosa il suo governo scrive. Chi vuole l’aumento dell’Iva non è Bruxelles, ma Roma. E’ infatti il governo italiano che ha approvato un aumento delle tasse, tra Iva e accise, di circa 52 miliardi per il prossimo biennio (23 l’anno prossimo e 29 per quello successivo). Non è una decisione che ci ha imposto l’Unione europea che, anzi, a questo aumento delle tasse ci crede talmente poco da non averlo considerato nelle sue previsioni di primavera. Infatti le stime sui conti pubblici di Roma e Bruxelles, che sono in gran parte coincidenti, divergono in maniera sostanziale su questo punto.
Se il governo italiano nel Def mostra un deficit in discesa dal 2,4 per cento di quest’anno al 2,1 dell’anno prossimo, mentre i burocrati europei lo vedono in salita dal 2,4 al 3,6 per cento, è proprio perché l’Italia afferma che aumenterà l’Iva mentre la Commissione europea presume che non lo farà. Naturalmente la logica conseguenza di queste due diverse visioni è che l’aumento dell’Iva mostra conti pubblici in aggiustamento, mentre le proiezioni dell’Europa mostrano un debito pubblico fuori controllo: oltre il 135 per cento del pil (4 punti in più di quanto stimato nel Def). L’uscita di Salvini fa il paio con quella di Conte, che ha definito “ingenerose e pregiudizialmente negative” le stime dell’Europa, quando invece, come ha correttamente affermato il ministro dell’Economia Giovanni Tria, le stime dell’Ue “corrispondono a quelle contenute nel Def” (che è un documento ufficiale, presentato da Conte e approvato da Salvini con il resto dei ministri). Il governo gialloverde afferma continuamente di voler andare a Bruxelles per sbattere i pugni sul tavolo. Ma sarebbe preferibile se i ministri sbattessero la testa sui dossier e sui numeri, perché è con quelli che si ottiene ragione. Non con i pugni.