La mozione non ha voce
Lega e M5s uniti nella follia di far pagare alla Bce i buchi e le buche italiane
Una mozione presentata alla Camera da Francesco D’Uva e Riccardo Molinari, capigruppo di M5s e Lega, “impegna il governo ad attivarsi per promuovere una profonda riforma dei compiti della Banca centrale europea al fine di rafforzare il ruolo di prestatore di ultima istanza per gli stati membri”. La riforma della Bce dovrebbe prevedere anche di “consentire il finanziamento diretto di opere pubbliche giudicate prioritarie dal Parlamento europeo”. Nelle stesse ore lo spread schizzava oltre 290 punti, ai massimi da novembre 2018, e la Borsa e le banche sprofondavano; questo dopo che Matteo Salvini ha definito “un dovere” lo sfondamento del tetto del tre per cento di deficit, confermando il proprio menefreghismo nei confronti del disavanzo pubblico (“sceglierò di fregarmene”). Da oggi gli analisti individuavano nel differenziale italiano “il maggior tema dell’immediato futuro”.
Le parole di Salvini, non nuove, venivano definite “irresponsabili” da Luigi Di Maio: lo stesso che a settembre scorso festeggiava dal balcone di Palazzo Chigi un altro sforamento di deficit. Mentre la tragedia della credibilità pubblica dei conti italiani, e dei portafogli di famiglie e imprese, si trasformava nella solita commedia elettorale, i due pseudo-litiganti si ritrovano compatti nell’“impegnare il governo” a trasformare la Bce – che in questi anni ha fornito al debito pubblico dell’Italia, ai prestiti privati e alle aziende il più grande paracadute mai visto prima – nel tappabuchi dei conti dello stato gialloverde con i soldi dei contribuenti francesi, tedeschi, spagnoli e dei paesi sovranisti-rigoristi. Quanto al “finanziamento di opere pubbliche”, Lega e M5s ignorano che una banca per questo c’è già, la Banca europea per gli investimenti (Bei). Ma poi di quali investimenti parlano? Tav? Infrastrutture da loro bloccate? Senza dire che per cambiare lo Statuto della Bce andrebbe riscritto il trattato fondativo dell’Unione europea, con l’accordo di tutti gli altri paesi quando i due capipartito italiani prendono a schiaffoni il resto d’Europa. Danno la colpa all’Europa ma sognano di portarci in Argentina. Al balcone della Casa Rosada di Juan Domingo Perón.