Un complotto anti italiano by Salvini & Di Maio
Consumi calanti, sfiducia e contrazione dei prestiti non sono una trama straniera ma fatto in casa
Roma. Non si sa ancora se per un complotto ordito da Angela Merkel, Pierre Moscovici o qualche altra “cancelleria europea” in combutta con “un grande vecchio della sinistra italiana”, però nei primi mesi 2019 il 43 per cento degli italiani ha ridotto i consumi, mentre il 31,9 ha speso qualcosa in più. Un altro spread: la differenza di 11,1 punti tra chi spende e chi si tiene i soldi parcheggiandoli nei risparmi, che infatti aumentano. E’ il risultato dell’Outlook Italia 2019 di Confcommercio e Censis, un dossier nel quale le parole ricorrenti sono “stagnazione” e “incertezza”. Dice infatti il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, difficilmente etichettabile come antigovernativo: “La fiducia di famiglie e imprese è in calo da diversi mesi, il che spiega la fragilità di investimenti, produzione e appunto consumi”.
Sono analisi sul campo che combaciano con i crescenti segnali di allarme della Banca d’Italia e con le parole del governatore Ignazio Visco: “Se lo spread Btp-Bund – ha detto giovedì all’Aaron Institute for Economic Policy Conference di Herzlyia (Israele) – finora ha prodotto un impatto limitato sui prestiti è grazie alla liquidità della Banca centrale europea e al miglioramento dei bilanci bancari. Ma da qui in avanti, con il differenziale più che raddoppiato in un anno, non sarà più così, i segnali di tensione stanno emergendo, l’aumento dei costi della raccolta di denaro e il deterioramento delle prospettive economiche si scaricano soprattutto sulle piccole imprese, la prospettiva che l’alto premio di rischio sui titoli di stato colpisca l’economia reale si fa insomma concreta”. Certo è noto che, per dirla con Matteo Salvini, massimo teorico del complotto anti Italia dei poteri forti, Visco e Bankitalia fanno parte della schiera “degli economisti e centri studi che non ci prendono mai”. Egualmente è certo, per dirla con Luigi Di Maio, che le card gialle del reddito di cittadinanza (benché richieste in misura parecchio minore del previsto, e addirittura restituite) “daranno un impulso formidabile ai consumi”. Però poi ecco la realtà: e cioè la sfiducia delle persone, famiglie e consumatori. C’è un altro indicatore, che viene dal settore Gdo (Grande distribuzione organizzata) della Confcommercio che indica che cosa sta accadendo: nel quarto trimestre 2018 erano cresciute di poco sia la produzione dei beni di consumo (più 0,2 per cento) sia le vendite al dettaglio (più 0,3). Da gennaio (meno 0,3 nei consumi) la situazione si è ribaltata, fino a raggiungere ad aprile il livello minimo dal 2017; solo che allora il trend era al rialzo. In quattro mesi, secondo l’Associazione artigiani di Mestre, la spesa media famigliare è scesa a 2.042 euro mensili, al di sotto del 2007.
Un altro indice riassume la situazione anche guardando al futuro: l’Italia è con Grecia e Portogallo fra i soli tre paesi dell’Eurozona nei quali i tassi reali, al netto dell’inflazione, superano quelli nominali; e a differenza di Lisbona e Atene è l’unico che non sia stato sottoposto all’austerity della Troika. In altri termini abbiamo sprecato in pochi mesi la liquidità elargita gratis dalla Bce. Finora la propaganda governativa ha dato la colpa di tutto ai fattori esterni, soprattutto al calo dell’economia tedesca, al non ancora misurato effetto miracoloso di reddito di cittadinanza e quota 100, agli economisti gufi e alle cancellerie complottiste. Ora che la Germania è ripartita (più 0,4 nel primo trimestre, contro lo 0,2 dell’Italia), mentre gli italiani dovrebbero sentirsi tranquilli tra reddito grillino e pensioni salviniane partite, su chi scaricare le responsabilità?