Si mette male per Carige
Rischio liquidazione coatta. Genova: sintesi del disastro bancario gialloverde
Carige finirà in liquidazione se non si trova un compratore privato, contrariamente ai piani governativi di porla sotto il controllo dello stato. È quanto scrive la Reuters citando gli umori di fonti anonime della Vigilanza della Banca centrale europea, che specificano che “il tempo per far emergere un acquirente non ha al momento limiti precisi, ma non significa che siamo disposti ad attendere mesi”. L’unico commento ufficioso di un portavoce della Bce sposa una maggiore cautela: “Si tratta di speculazioni. La nostra Vigilanza ha fiducia negli sforzi dei commissari straordinari per trovare una soluzione privata”. I commissari (Fabio Innocenzi, Pietro Modiano e Raffaele Lener) sono stati nominati a gennaio dalla stessa Bce, secondo la legge, e Reuters nota che la liquidazione di Carige alimenterà l’ostilità italiana verso l’establishment europeo.
Ostilità, a dirla tutta, magari accresciuta dalla nonchalance con la quale si osservano i problemi bancari tedeschi: non sono passati tre anni da quando il Fondo monetario internazionale definì la Deutsche Bank “il maggior rischio finanziario mondiale”, eppure Db discute soprattutto di chi comanda. Quanto a Commerzbank che necessita di un partner l’interesse di Unicredit incontra ostacoli non riconducibili al mercato quanto al difendersi da intrusioni italiane. Detto questo, Carige è la sintesi di come il governo (non) si occupa di crisi bancarie, dopo l’abbondante propaganda sul “Pd servo delle banche”.
Usciti ingloriosamente gli azionisti privati, Malacalza, svanito l’interesse di BlackRock, stenta a decollare il salvataggio delle altre banche italiane che in questi anni hanno invece raddrizzato i loro conti. E che a Genova dovrebbero cedere 2,2 miliardi di crediti deteriorati, tagliare mille posti e cento sportelli. La Bce ha già concesso una proroga alla scadenza del 17 maggio per trovare una soluzione. E la soluzione non si trova perché il governo ha fatto capire che, tranquilli, ci sono i 20 miliardi stanziati per Mps e Popolari venete, una statalizzazione sponsorizzata da Lega e 5s contro l’opinione di Bankitalia. Che però è stata tenuta sulla corda tra rinnovi dei vertici e guerra per le riserve d’oro. E in tutto questo l’Europa c’entra zero.