Lo sblocca cantieri è un bluff, purtroppo
La Camera approva in via definitiva il testo. Perché la selva di disposizioni della legge diventerà un blocca cantieri
Sbloccare i cantieri per dare un po’ di ossigeno all’economia boccheggiante, in particolare nel cruciale comparto edilizio, sembra una buona idea. Realizzarla, però, avrebbe richiesto una conoscenza puntuale dei problemi aperti e, soprattutto, un dispositivo immediatamente attuabile e facilmente comprensibile. Invece il governo ha emanato un decreto colossale e complicatissimo, diventato legge dopo il voto di oggi alla Camera, originariamente composto da 30 articoli suddivisi in 115 commi, che nel corso della gestazione parlamentare sono diventati 49 con 232 commi.
Un amministratore che voglia giovarsi del provvedimento deve divincolarsi in una selva di disposizioni almeno altrettanto intricata di quella precedente che il decreto avrebbe voluto semplificare. Per giunta, ma non per ultimo, c’è il problema dell’applicabilità immediata. C’è chi ha calcolato che il testo, nelle sue 180 pagine, prevede l’emanazione di ben 49 norme attuative, il che significa mesi di attesa. Naturalmente non tutte le responsabilità sono dell’esecutivo attuale. Le norme in materia di appalti, concessioni e affidamento lavori sono state rimaneggiata varie volte negli ultimi anni, il che ha creato un garbuglio quasi inestricabile e messo gli amministratori a rischio di sanzioni qualsiasi cosa facciano, con effetti paralizzanti. Proprio per questo, però, l’intenzione, pur lodevole, di semplificare non può essere sbandierata nel nome di un decreto: per correggere davvero storture e confusione ci vorrebbe competenza e capacità legislativa, non improvvisazione declamatoria. Alla fine si potrà controllare quanti cantieri sono stati sbloccati davvero e in quanto tempo, e c’è da temere che saranno pochissimi, proprio perché si è scelto un meccanismo apparentemente più agile, un decreto, invece che una legge complessiva che abrogasse quelle precedenti offrendo una specie di testo unico coerente ed applicabile. Così anche un’intenzione lodevole rischia di arenarsi nell’incompetenza e nella mania declamatoria: peccato