Occhio all'operazione libra

Redazione

La valuta digitale di Facebook ha prospettive interessanti, ma attenzione allo spin

Nel corso della presentazione di ieri, i dirigenti di Facebook hanno detto in maniera nemmeno tanto velata che libra, il loro progetto di criptovaluta globale, ha l’obiettivo ambizioso di creare un nuovo ordine finanziario globale e togliere potere alle banche centrali e a Wall Street (quelli di Facebook sono americani e parlano di Wall Street, ma le banche europee non dovrebbero sentirsi più riparate). C’è molta velleità nel progetto di Facebook, che partirà all’inizio dell’anno prossimo e prevede la creazione di una nuova valuta digitale (libra, appunto) controllata da un consorzio indipendente e di una nuova società, Calibra, che in pratica consentirà agli utenti di fare home banking (e nel futuro anche investimenti e prestiti) senza avere una banca: passa tutto tramite Facebook, ciao ciao vecchie istituzioni finanziarie.

 

Nell’annuncio c’era anche molto spin. Facebook sostiene che una delle missioni principali della sua nuova iniziativa, se non la principale, è quella di offrire servizi bancari e finanziari gratuiti o a prezzi bassissimi a chi non se li può permettere. Una grande democratizzazione della finanza, che costituirà una rivoluzione nei paesi meno sviluppati dove le istituzioni bancarie non sono riuscite a penetrare, e che porterà benessere e opportunità.

 

L’ultima volta che Facebook adottò questo tipo di spin e questa retorica ecumenica fu quando, qualche anno fa, annunciò che avrebbe fornito internet gratis a milioni di utenti in paesi come l’India o il Myanmar e che questo avrebbe portato benefici, prosperità, democrazia. In realtà, Facebook forniva gratuitamente soprattutto i propri servizi. Il social network ottenne centinaia di milioni di nuovi utenti, e dati personali preziosi che adesso potrebbe usare per promuovere la nuova valuta. I paesi interessati ottennero soprattutto nuove campagne di disinformazione online. L’operazione libra è interessante, ma abbiamo imparato a guardare con cautela alle grandi imprese globali di Facebook.

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