Un fogliante Tria calpesta (ancora) i minibot
“Pericolosi, illegali e non necessari”, ergo servono solo a uscire dall’euro
Si alza il livello dello scontro con l’Europa e all’interno del governo. Con il M5s ormai sparito dai radar dell’iniziativa politica e completamente appiattito sulle posizioni di Matteo Salvini, almeno fino a quando Luigi Di Maio non avrà la certezza che non si tornerà a votare, tocca a Giovanni Tria tentare di arginare i propositi più sconsiderati del governo.
Intervenendo da Londra, davanti a una platea di investitori internazionali, il ministro dell’Economia ha dichiarato che la politica di bilancio dell’Italia non sarà “trumpiana”, nel senso di una manovra in forte deficit, ma sarà “prudente”. “Una manovra trumpiana implica avere il dollaro, e noi abbiamo l’euro – la nostra manovra è quella che abbiamo deciso e approvato”. Che vuol dire: riduzione del deficit attraverso un aumento delle tasse o una pari riduzione delle spese, perché tra l’altro il rispetto di questi saldi è anche il problema alla base della procedura d’infrazione.
Tria ha poi anche bocciato i minibot: “Non penso che i minibot saranno introdotti, voglio essere chiaro su questo”, perché sono uno strumento “pericoloso, illegale e non necessario”. Ciò implica, come scritto sul Foglio di lunedì, che l’unico scopo dei minibot è quello di andare allo scontro con Bruxelles e i mercati per poi eventualmente uscire dall’euro. E anche il ministro dell’Economia, consapevole delle intenzioni o delle conseguenze, cerca di evitare guai al paese. Il problema è che mentre il ministro dell’Economia parlava all’estero con gli investitori, a stretto giro veniva smentito da Salvini che, in sintesi, ha detto che comanda lui: “Tria è un nostro ministro che porterà avanti il programma di tutto il governo che nella prossima manovra economica avrà il taglio delle tasse come punto centrale”. E anche sui minibot il leader del Carroccio ha detto che si andrà avanti: “I minibot non stanno solo nel contratto di governo ma sono stati anche votati dalla Camera”. E’ come se Salvini alzasse la posta per andare alle elezioni anticipate, ma il rischio più grande è che il M5s gli lasci fare tutto pur di non andarci.