1935, Oro alla Patria, consegna delle fedi. Le veline del Duce di Riccardo Cassero pag 40 (via Wikimedia)

Un paese dove i Conte non tornano

Redazione

Chi trasforma la finanza in un nemico è un pericolo per le democrazie indebitate

Giuseppe Conte ha scoperto dove si annidano problemi e nemici dell’Italia: “Nel primato, non solo e tanto dell’economia, quanto addirittura della finanza”. Il premier “rivela” anche che la denuncia sarà al centro della risposta italiana alla Commissione europea. L’argomento “finanza” appassiona Palazzo Chigi, Conte ci mette davanti il rafforzativo “addirittura”, un manifesto programmatico, il suo vice Luigi Di Maio dice: “Lo spread sale ogni volta che ne parliamo, allora facciamo un’agenzia di rating a Palazzo Chigi e noi ce ne andiamo”. Il capo del M5s ha le prove del “pregiudizio” anti cambiamento: “Quando abbiamo giurato lo spread si è alzato”. A prenderlo sul serio il giorno del giuramento lo spread scese a 238 punti, era schizzato quando dal contratto di governo trapelò la richiesta di non onorare i debiti verso la Bce; dopo l’insediamento calò verso 210. Ma la finanza evoca intrighi plutocratici.

 

Mussolini imputava al “complotto demo-pluto-giudaico-massonico la volontà di impedire la conquista dell’Impero, Abissinia, Albania, Nizza, Savoia, Corsica”. Oggi al massimo si impedisce la stampa dei minibot. Nel 1993 l’ex governatore della Banca d’Italia Guido Carli scrisse: “Una delle eredità più persistenti della cultura autarchica, fascista, è la sindrome del complotto internazionale. Quando gli squilibri interni raggiungono una dimensione tale da intaccare la fiducia, ecco che scatta il complotto internazionale, gli speculatori, i disertori, i pescecani che portano all’estero interi pezzi della ricchezza nazionale. La denuncia di piani destabilizzanti, orditi da circoli occulti della finanza internazionale, dimostra come dal profondo emerga un rifiuto istintivo per l’apertura dei mercati, per le regole della concorrenza, della libera impresa, il rifiuto del principio secondo cui il cittadino ha il diritto di esprimere un voto quotidiano sull’operato del governo, scegliendo se convogliare il proprio risparmio sui titoli della Repubblica o su quelli di altri stati” (“Cinquant’anni di vita italiana”, Laterza).

 

Ps. Ieri lo spread è sceso di 15 punti. I mercati credono più alle promesse di liquidità di Mario Draghi che alle fantasie di Di Maio & Conte. Avvertire i governanti: la finanza cura la finanza.

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