La grande irrilevanza
L’Italia si presenta al G20 in una posizione sempre più isolata e marginale
Il G20 di Osaka ha ulteriormente dimostrato come le grandi potenze stiano uscendo dall’èra del multilateralismo per virare verso rapporti bilaterali, spesso più di forza che amichevoli. Quasi tutto ruota intorno agli incontri di Donald Trump: con Xi Jinping, con Vladimir Putin, con Shinzo Abe, tra gli europei con Emmanuel Macron più che con Angela Merkel. Quanto alla dimissionaria Theresa May il presidente americano ha già provveduto a benedirne la successione del falco Boris Johnson, promettendogli un accordo privilegiato Usa-Regno Unito.
Il nostro premier invece è andato in Giappone a trattare di questioni italiane che riguardano l’Unione europea: la procedura d’infrazione e la redistribuzione dei migranti. Palazzo Chigi ha fatto sapere che “il presidente Conte avrà l’occasione di illustrare, in via informale, la sua proposta per scongiurare la procedura per deficit eccessivo”. Inoltre “ha avuto la possibilità di scambiare qualche battuta con la leader tedesca Angela Merkel e con Jean-Claude Juncker”. L’unico vero incontro a due Conte lo ha speso con il premier olandese Mark Rutte, per discutere (inutilmente) della Sea Watch, cioè di un irrilevante non-problema. In altri termini: il governo gialloverde è multilaterale quando vuole, se deve prendersela con la Ue, le sue istituzioni, le sue regole o i suoi “burocrati”. Un bersaglio buono per le elezioni e i sondaggi, di impatto zero per i nostri interessi veri politici ed economici. Invece Matteo Salvini e Luigi Di Maio diventano bilateralisti quando vanno a chiedere la benedizione alla Casa Bianca o firmano memorandum con la Cina: cioè ficcando la testa (la nostra) nella bocca di chi è molto più vorace e forte di noi, e nell’unico momento nel quale l’Europa per difendere i suoi e nostri interessi andrebbe rafforzata per non restare stritolata. Il risultato è l’irrilevanza assoluta. Che del resto si vede anche nella vicenda Renault-Fca-Nissan. Macron si sta dando un gran daffare a tutti i livelli, come azionista della casa automobilistica francese e politicamente con il collega giapponese Abe. Anche Conte si trova lì, ma del futuro della maggiore azienda italiana si disinteressa, è più importante la Sea Watch.