Non traccheggiare con l'acciaio
Se sta col Pd il M5s dovrà mordersi la lingua per evitare di chiudere l’Ilva
Ha ragione il presidente della regione Campania, Vincenzo De Luca, quando alla Festa nazionale dell’Unità di Ravenna ha chiesto conto al Movimento 5 stelle di tutte le bufale raccontate in dieci anni. “Voglio sapere cosa hanno da dire i Cinquestelle rispetto alle stupidaggini che hanno raccontato per dieci anni, cosa pensano i No Vax davanti alle morti di bambini per morbillo o quelli che dicevano di chiudere l’Ilva e poi l’hanno aperta”.
Se il Pd e il M5s si avvicinano per una coalizione anti Salvini sarebbe interessante sapere cosa hanno intenzione di combinare con l’acciaieria di Taranto e i suoi oltre diecimila dipendenti. E sarebbe utile saperlo in fretta. Non è ancora stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto sulle crisi di impresa che avrebbe dovuto ripristinare l’immunità penale per i dirigenti di ArcelorMittal che da un anno gestisce l’Ilva. Approvarlo significherebbe rimediare a un errore clamoroso, fatto solo per compiacere l’elettorato pentastellato, di Luigi Di Maio: aveva eliminato l’immunità con il precedente decreto, cosiddetto “crescita”, nonostante fosse parte essenziale del contratto che ha convinto Arcelor a investire in Italia. Il decreto crescita prevede che l’immunità non avrà più effetto dal 6 settembre. Se le cose dovessero restare così Arcelor aveva già detto che non avrebbe motivo di restare e tra meno di dieci giorni l’Ilva chiuderebbe.
Secondo il Secolo XIX il gruppo nato in India starebbe già preparando un causa legale contro quella modifica unilaterale del contratto, e chiederà i danni allo stato. Sarebbe un bel risarcimento. Il decreto che ripristina l’immunità non è in vigore ed era stato approvato “salvo intese”. Difficile capire come un nuovo governo possa ora approvare un decreto con ministri diversi da quelli che l’avevano discusso, magari ancora prima di ottenere la fiducia del Parlamento. Ma la questione la dice lunga sul primo problema eventuale da risolvere per la coalizione giallorossa: il M5s dovrà mordersi la lingua ed evitare di tornare alla solita retorica anti industriale e del Pd “partito dei padroni e degli inquinatori”. Almeno dovrebbe farlo se intende superare una crisi industriale fatta precipitare dal Movimento.