Il bonus dell'europeismo

Per le banche italiane, il Btp non è più una zavorra ma un salvagente. Anzi, secondo Marino Masotti, l’analista di Websim che ha analizzato la situazione che si è creata con i calo dei rendimenti e della forbice con i Bund, è “un aerostato". "Le imponenti plusvalenze generate dall’apprezzamento della montagna di titoli di stato italiani in portafoglio permetteranno di sopravvivere bene anche nella stagnazione dei margini di interesse causata dai tassi d’interesse ultrabassi”. E così lo spread, l’incubo che ha tormentato la navigazione del governo sovranista, potrebbe rivelarsi un atout prezioso per il sistema del credito già in attesa del pacchetto di stimoli che la Banca centrale europea potrebbe annunciare a settembre. I conti sono presto fatti: lo spread è sceso attorno ai 160 punti, circa la metà del picco toccato a fine anno (330 punti base) su uno stock imponente visto che, a fine luglio, le banche con sede in Italia avevano in portafoglio 409 miliardi di euro di titoli di stato, massimo da agosto del 2016. Il motivo è il recupero possibile di un rapporto leale con le istituzioni europee del governo giallorosso che Matteo Salvini aveva demolito. Si è così innescato, da subito, un ciclo virtuoso che ha investito tutti quanti, a partire dalle banche “più Btp dipendenti” come Banco Bpm (19 miliardi di euro obbligazioni governative italiane a fronte di un patrimonio tangibile di 10 miliardi). Un tallone d’Achille che diventa un punto di forza. Se proseguirà la corsa agli acquisti di titoli italiani – tra i pochi che offrono ancora un rendimento positivo, in un mercato in cui le obbligazioni che rendono meno di zero sono arrivate a contare 16 mila miliardi di dollari – la stagione del Bisconte, pur con l’handicap grave sulla crescita del governo Conte, partirà con un bonus inatteso: cento punti base di discesa del rendimento per lo stock in mano al sistema valgono poco più di 12 miliardi di aumento del prezzo. Altro che zavorra.