Dateci una Greta anti debito

Enrico Letta, colpito dall’ampiezza della partecipazione di ragazzi e ragazze alle manifestazioni ecologiste di venerdì scorso, rilancia la proposta di abbassare l’età del voto ai 16 anni. Non è una novità: Elsa Morante, con la sua capacità profetica, dedicò i suoi versi a “il mondo salvato dai ragazzini”. Alla base di questa mitologia c’è la convinzione del fallimento delle generazioni precedenti, che la Morante identificava con la bomba atomica, gli apocalittici odierni al mutamento climatico. Dal punto di vista politico bisognerebbe porsi la domanda se l’allargamento anagrafico dell’elettorato rappresenti un vantaggio per la democrazia e la risposta forse non sarebbe scontata. Ma forse la risposta migliore alla proposta di Enrico Letta è quella offerta ieri da Mario Monti dai microfoni di Radio Capital: proporre di dare il voto ai sedicenni è demagogia pura, perché un paese che ha intenzione di mettere i giovani al centro della politica si preoccupa di governare per i giovani e non si lava la coscienza ragionando su come dare ai giovani la possibilità di incidere sui governi.

Un paese che mette al centro del dibattito pubblico la possibilità di dare il diritto di voto ai sedicenni ma che sceglie invece di non dibattere sulla necessità di abolire quota cento e sull’urgenza di abbattere il debito pubblico è un paese che dimostra di voler fare esattamente quello di cui i giovani non hanno bisogno: ragionare sul futuro dei nostri figli solo con politiche a costo zero. Vogliamo occuparci dei giovani? Bene. Allora seguiamo il consiglio di Monti: lavoriamo affinché le Camere siano dotate oltre che di un ufficio parlamentare di bilancio anche di un ufficio capace di valutare che impatto possa avere sui giovani ciascuna riforma proposta da ciascuna maggioranza parlamentare. Un paese con un debito pubblico come l’Italia più che ragionare su come far votare i sedicenni dovrebbe ragionare su come dargli un futuro. Dateci con urgenza una Greta del debito pubblico, please.