Della competenza e del coraggio
La lezione di Draghi a populisti, ambientalisti emotivi e tecnocrati immobili
Nel suo ultimo discorso Mario Draghi ha gettato la maschera del banchiere centrale e s’è rivelato per quello che è da otto anni, da quando è al vertice della Bce: un grande politico riformatore che ha salvato l’euro e che vuole farlo prosperare. In occasione del conferimento della laurea honoris causa in Economia dell’Università Cattolica, a poche settimane dalla fine del mandato, Draghi ha elogiato la competenza in politica, la conoscenza tecnica, contro la pratica del populismo internazionale ma, allo stesso tempo, ha lanciato un j’accuse ai tecnici-burocrati, come quelli che all’interno della struttura della Bce e al di fuori criticano la decisione di dispiegare nuovi stimoli. “E’ più facile per il policy maker rispecchiare semplicemente quelli che egli reputa essere gli umori della pubblica opinione, sminuendo il valore della conoscenza, assumendo prospettive di breve respiro e obbedendo più all’istinto che alla ragione. Ma solitamente ciò non serve l’interesse pubblico”. I danni della oclocrazia, lasciare guidare l’azione politica dai desideri della massa, sono evidenti con l’aumento del rischio politico, dallo spread ai dazi commerciali, che pagano contribuenti e consumatori. L’emozione, poi, non può essere una bussola per il potere politico, e lo si vede con la retorica ambientalista. “La competenza fondata sulla conoscenza è essenziale per capire la complessità. Un esempio particolarmente significativo è costituito dal cambiamento climatico. Come per la crisi ecologica, la crisi dell’area dell’euro ha rivelato l’esistenza di molteplici circoli viziosi precedentemente non ben compresi, ad esempio quello fra debiti sovrani, banche e imprese”. Tuttavia “la conoscenza non è tutto”, dice Draghi, senza coraggio in fasi cruciali la prevalenza del giudizio tecnico è paralizzante, in quanto le strutture tecnocratiche sono autoreferenziali e conservatrici. “Vi sono situazioni in cui anche le migliori analisi non danno quella certezza che rende una decisione facile: la tentazione di non decidere è frequente, decidere di non agire significa fallire”. Una lezione umanista contro la dittatura dell’incompetenza e quella speculare della tecnica.