Strategia dell'ostensione all'Ilva
Conte mostra le carte che non ha nel disperato tentativo di recuperare Mittal
Per barcamenarsi nell’ultima fase agonica dell’Ilva il governo Conte, di cui i partiti di questa e della precedente coalizione sono responsabili, non ha alcuna strategia se non quella di mostrare al pubblico quello che non c’è. Era stato ventilato ai media un incontro tra Conte e la famiglia Mittal, che non si è mai verificato né era in programma ma è stato propagandato come “posticipato”. Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri esplora la “cassetta degli attrezzi” dello stato facendo balenare un coinvolgimento della Cassa depositi e prestiti che la Cdp smentisce. I media cercano di rianimare la speranza di un ritorno della cordata patriottica AcciaItalia, quella che perse la gara per l’acquisto dell’acciaieria contro ArcelorMittal. E allora il cavalier Arvedi “sta alla finestra”, il patron di Luxottica (e neo primo azionista di Mediobanca) Leonardo Del Vecchio viene “avvistato” nei pressi di Palazzo Chigi. Gli indiani di Jindal che sono di stazza mignon rispetto ad ArcelorMittal dalla malconcia acciaieria di Piombino sarebbero pronti a calare su Taranto. Purtroppo anche qui gli interessati smentiscono.
Mentre British Steel viene comprata dai cinesi con il governo Johnson che assicura uno scudo contro i rischi ambientali – e investimenti per la conversione degli impianti di alimentazione energetica a idrogeno –, qui la grave prospettiva di disimpegno di ArcelorMittal viene mascherata con la strategia dell’ostensione del nulla. A parte “lo sforzo” promesso dal Pd per ripristinare lo scudo per Arcelor – cosa che il M5s non acconsente – il premier Conte non ha nulla in mano per tentare di riaprire la trattativa con il più grande produttore d’acciaio mondiale. Peraltro il problema, purtroppo, non è chi gestirà l’Ilva o lo scudo penale, il guaio sta diventando la decozione del siderurgico che si aggiunge al sequestro parziale degli impianti e al rallentamento delle attività iniziato da Arcelor in questi giorni. Ieri mentre Conte cercava una soluzione, lanciando un concorso di idee, è esplosa una caldaia nell’acciaieria e gli impianti antincendio hanno funzionato male. Il fallimento è l’unica cosa non si nasconde.