L'Ilva soffocata dalle scartoffie
Mentre Greco interviene e Conte discute, fabbrica e indotto vanno in malora
La crisi finale dell’Ilva sembra avere preso la china, inconcludente per la sua soluzione, di una battaglia legale tra ArcelorMittal e il governo fiancheggiato dalla procura di Taranto e da quella di Milano. L’amministrazione straordinaria dell’Ilva ha fatto ricorso d’urgenza alla rescissione del contratto da parte della multinazionale dell’acciaio, decisa ad abbandonare l’Ilva di Taranto e a rallentare al minimo l’attività degli impianti nell’impossibilità di operare senza tutele legali eliminate dal Parlamento in ottobre. Nell’eliminare lo scudo penale il M5s e il Pd – che hanno votato l’emendamento oggetto della disputa del decreto crisi di impresa – hanno sostanzialmente fatto proprio il parere del procuratore di Taranto Carlo Capristo, richiesto dalle commissioni Industria e Lavoro congiunte del Senato, nel quale si esprimeva contro il prolungamento dello scudo legale fino alla conclusione del piano ambientale. Ieri il procuratore di Milano, Francesco Greco, in un comunicato stampa, ha reso noto di avere aperto un fascicolo di indagine non contenente notizie di reato e senza indagati per verificare “l’eventuale sussistenza di ipotesi di reato” nell’esercitare il “diritto dovere” di intervento della procura nella causa promossa dalla società “AccelorMittal Italia” (sic!). Quale sia l’efficacia dell’intervento di Greco è discutibile. Ma è altrettanto stupefacente che il governo e i sindacati, che ieri hanno incontrato l’ad di Arcelor Italia Lucia Morselli, seguitino a parlare dello “scudo legale”. Peraltro il M5s ne discute solo in termini negativi, ovvero non vuole reintrodurlo. E’ paradossale che il dibattito abbia preso una piega giudiziaria e legale: Arcelor ha già programmato il rallentamento dell’attività e il fermo degli impianti Ilva a gennaio. Mentre “l’altra Ilva”, cioè le aziende dell’indotto che hanno tanti dipendenti quanto l’Ilva, circa 10 mila, e non interessano solo il tarantino ma anche la Campania e la Lombardia, non hanno commesse, non lavorano più e non pagano i lavoratori. Se l’idea è quella di alimentare gli altiforni con le scartoffie potrebbe non essere efficace.