Il giusto schiaffo al Parlamento
Il Consiglio di stato rialza la testa sulle concessioni demaniali marittime
Il Consiglio di stato è tornato ancora una volta a decidere della legittimità delle proroghe legislative in materia di concessioni demaniali marittime. Ma questa volta ha aggirato legittimamente le resistenze corporative avallate dal legislatore nazionale. Come è noto, il Parlamento italiano ha più volte prorogato le concessioni demaniali che secondo l’ordinamento europeo avrebbero dovuto essere oggetto di una regolare procedura d’evidenza pubblica. In maniera altrettanto decisa, la giurisprudenza amministrativa italiana ha reiteratamente contestato il potere del legislatore di infischiarsene degli obblighi europei e ha cercato supporto nella Corte di giustizia europea. I giudici di Strasburgo nel 2016 hanno ribadito l’illegittimità di ogni meccanismo automatico di rinnovo della concessione demaniale che rappresenta, secondo una valutazione oggettiva, la possibilità di sfruttamento economico di una risorsa limitata e che va, pertanto, attribuita solo previo confronto comparativo fra una pluralità di contendenti.
Ma il Parlamento italiano nel 2018 ha fatto finta di nulla e sotto la pressione delle associazioni di categoria, sempre pronte a lamentare l’insufficiente ammortamento degli investimenti che nessuno in realtà ha mai verificato, ha rinnovato automaticamente tutte le concessioni sino al 2033. Adesso il Consiglio di stato, sebbene riguardo a un ricorso dichiarato per altro verso inammissibile, ha affermato che la legge del Parlamento che contrasti con le disposizioni dell’ordinamento europeo, deve sempre essere disapplicata dal giudice, cosicché permane in capo all’amministrazione l’obbligo di procedere alle gare pubbliche. Un principio, quello della disapplicazione della legge, vigente da molti decenni, ma che in quest’occasione rappresenta una meritata sberla assestata a un Parlamento sordo che pretende d’irridere la concorrenza.