Possiamo fare a meno di questa Alitalia
Se sarà ristrutturata cadranno i bluff del pessimismo autarchico-sindacale
Per Alitalia siamo di nuovo alle “ore cruciali”; ma volendo tradurre in esempio l’ottimismo teorizzato alla festa del Foglio dagli esponenti del governo, ciò che accade non dipende dal prestito pubblico nuovamente scaduto né dall’ennesimo vertice tra il ministro dello Sviluppo e i tre commissari governativi; i quali anzi potrebbero lasciare il posto a un’unica figura manageriale. Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri dice che Alitalia non tornerà a essere pubblica, come invece chiedevano i grillini, e questo, se verrà confermato, è un gran cambiamento rispetto all’idea di mezza compagnia di bandiera fin qui perseguita. L’esecutivo si starebbe orientando a ristrutturare l’azienda, a cominciare dal personale, per cederla a Lufthansa, primo vettore europeo, con una quota nazionale ma non nazionalista di Fs e Atlantia, senza soldi pubblici. L’eventuale nomina di Michael Kraus, ex ad di Air Dolomiti scelto da Lufthansa quando acquisì il 100 per cento della compagnia con base a Verona, sancirebbe questa scelta. Certo, si tratta di smontare altri tabù, che corrispondono alla svolta pro ottimismo. Primo: davvero i posti di lavoro, qui come altrove, devono essere mantenuti sotto la stessa azienda? Alitalia ha 11 mila dipendenti, quanto Ryanair seconda in Europa e tra le prime al mondo. Perché pensare che tre-cinquemila esuberi non troverebbero ricollocazione in un’area, il Lazio, che non è un deserto imprenditoriale? Punto due: davvero senza l’Alitalia italiana voleremo meno, arriveranno meno turisti e businessman? I dati dicono il contrario: Malpensa è decollata senza Alitalia mentre Fiumicino (che è di Adr che è dei Benetton che preferiscono Lufthansa) dove Alitalia incide per il 30 per cento è il migliore e più profittevole aeroporto europeo. Punto tre: davvero c’è il complotto straniero a prendersi un’Alitalia ridotta al minimo? No, il rischio d’impresa, cioè i capitali, sono per un’azienda risanata e privata. Insomma: i bluff del pessimismo autarchico-sindacale, che mettono in fuga gli investitori, cadono come birilli. Alitalia può indicare un cambiamento.